venerdì 30 novembre 2012

TURANDOT

Stasera è andata in scena la terza replica di Turandot, opera che ha la facoltà di entrare nelle ossa di MR. Anche alla terza replica, anche dopo tremila prove a tutte le ore del giorno  e della notte, anche dopo essere passata sotto l'ira funesta che infinita addusse lutti agli Achei (in riferimento al diluvio epocale di due giorni fa, quello più figo degli ultimi quattromiladuecento anni). L'effetto che Turandot esercita su MR è dirompente, irrefrenabilmente entusiastico, catarticamente appagante, spavaldamente esaltante. Niente e nessuno può nulla contro di lei; sotto l'influsso benigno di Turandot, MR si sente una leonessa, un caterpillar, una fonte inesauribile di endorfine. MR, per Turandot farebbe e ha fatto di tutto, perfino ripiegare, assetata come un lago prosciugato - quando mancava l'acqua nella macchinetta erogatrice - sulla cioccolata bollente; non che il ripiego sia stato questo grande sacrificio: cioccolata e Turandot se la battono da sempre ottenendo costantemente un legittimo e meritato ex aequo. Perché una cioccolata seppur bollente è sempre una cioccolata, perché MR ne è un'assatanata cultrice così come per la Turandot, e perché allo stomaco come al cuore e come  a Turandot non si comanda. Due sono i Calaf della produzione in cui MR sta lavorando in questi  giorni. Il primo, spagnolo delle Canarie, profilo etrusco, dalla voce portentosa, brunita, sensuale, che al tuonare il nome della Principessa di ghiaccio, di sangue, e di morte, e  autovaticinandosi una vittoria (sì, il vincerò, vincerò), viene fuori come lava incandescente da un vulcano cileno; anche se poi quando lo si saluta e ci si complimenta con lui risponde con la vocina flautata dei cartoni Cuccioli, Olly, Cilindro, Diva, e Pio. Il secondo, la copia fedele e sputata di Chuck Norris, che si dimena sul palcoscenico tra guardie imperiali, servi del boia, Ping, Pong, e Pang con i suoi calci rotanti, e che abbraccia e bacia Turandot con fare stuprante e arte marziale, guardandola poi soddisfatto e cercando approvazione nelle femmine artiste del coro; entrambi con il codino alto. Due sono pure le Turandot e le Liù. Le prime più brave  delle seconde, trasmettono a MR, con le loro unghie affilate e svolazzanti, con le loro lingue di fuoco vocali, nonostante siano cinte di gel, lanciate ad altezze a rarefazione di  ossigeno, la voglia di essere al loro posto. Perché la vertigine della ribalta, il brivido del palcoscenico, che prova Turandot non le prova nessuno. MR vorrebbe lanciare la sfida degli enigmi alle carovane di principi che, invece di farsela addosso dalla paura, scatenano la missione "catturate quella ragazza", vorrebbe scompigliare il codino alto di Calaf, vorrebbe sdilinquirsi nel bacio romantico del canario e andare in sollucchero in quello impetuoso di Chuck Norris, senza tanti turbamenti, cambiando le regole in corsa, vorrebbe ricevere un sorriso di sazia e compiaciuta soddisfazione ad ogni vigoroso acuto da Zubin Mehta. Non potendo arrivare a tanto, MR si accontenta di fare la sua parte attraverso la strada più battuta e affollata, quella del coro, che comunque si produce con forte impronta nerboruta per tutta la durata dell'opera. Alla fine della quale continua a sentire nelle sue ossa Signore ascolta, Liù non regge più, Non piangere Liù, Dolce mia fanciulla, In questa reggia, Gli enigmi sono tre, la morte è uno, No, no, uno è la vita, Mai nessun m'avrà, Non guardarmi così, non sarò tua, Nessun dorma, Vincerò, Tu che di gel sei cinta, L'amerai anche tu, Tu sei morta, o mia Liù, Non farci del male, Diecimila anni al nostro imperatore, Gloria a te, gloria a te.

mercoledì 28 novembre 2012

CRONACA PRELAVORATIVA CON ANNESSI E CONNESSI

Martedì pomeriggio, su Firenze scoppia una bomba d'acqua. Continua a piovere torrenzialmente fino a sera. MR deve uscire per recarsi al lavoro, non prima di essersi sbronzata con un pacco di cornetti mignon al cioccolato. "Sono la mia cena!"  millanta spudoratamente a se stessa, pensando che, questione di istanti e, la ricotta che ha adocchiato in frigo entrerà, spalmata, su una fetta di pane nelle sue voraci fauci.
MR guarda l'ora. È tardi.
Decide di vestirsi. Abito da concerto, calzettoni norvegesi sopra i collant, stivali (le scarpine tacco dodici scamosciate con bordini in vernice nere da bambolona deficiente le porterà con sé in una busta e le calzerà in teatro per non farle bagnare). Cerca disperatamente i calzettoni norvegesi, li trova ammucchiati in mezzo al letto, li prende, vede una zanzara, la insegue fino ad una parete della cucina, l'ammazza premendole contro i calzettoni norvegesi che, dopo la soppressione del molesto insetto, poggia vicino al portapane. Si vestirà dopo aver mangiato. Mentre affetta il pane, Gea punta la ricotta, la lecca. MR urla belluinamente, quella ricotta è sua, solo sua; come per Mimì la cuffietta, come per Demi Moore il vaso d'argilla, come per Marguerite Gautier le camelie. MR, sotto lo sguardo torvo della belva che esige condivisione, cede e le mette un po' della sua ricotta sul coperchio della confezione. Il coperchio cade dal tavolo, cade, fottutamente e per colpa di una stupidissima legge di Murphy, al contrario, spiaccicando, rovinosamente, la ricotta sul pavimento. MR, preda di una incauta fretta, vittima di un famelico sconforto, soprassiede guardando Gea che lecca il pavimento e addentando la fetta di pane e ricotta. Si imbratta il muso, si pulisce, sul tovagliolo c'è sangue. Sulla ricotta pure. È l'implacabile herpes. MR non si lascia impressionare, è sangue del suo sangue, mangia pane e ricotta con scaglie di herpes. Riprende a vestirsi, sul giubbotto infila il tunicone impermeabile da scooter, che manco gli Etruschi, gli Osci, i Romani, Cesare, i consoli, i generali, Padre Pio, i Ku Klus  Klan, e che dopo sei anni di scooteraggio feroce, sotto acqua, vento, e neve, si è decisa a comprare. Esce di casa buttando un occhio all'ombrello, "Lo prendo, non lo prendo, ma no, ho il tunicone, il casco, sono imbottita e chiusa come un salame". MR,   implasticata, sottovuoto, guarda, sfidandolo, il cielo gonfio di pioggia "Piovi, ora! Manda giù il diluvio, ché qui Noè si è attrezzata adeguatamente!"  Per qualche chilometro neanche una goccia d'acqua, strade semiasciutte, degli allagamenti e delle esondazioni paventate dai media locali neppure un rigagnolo. Noè in scooter risulta quasi fuori contesto. Dopo una insignificante tregua, solo qualche centinaio di metri prima del parcheggio, l'esiziale inondazione divina decide nuovamente, con l'ostinazione di un mulo, di punire la civiltà, l'inciviltà, gli scooteristi rampanti, la Firenze che rientra a casa e quella che esce a cena, l'elettorato che ha votato alle primarie e quello che non crede più nel PD,  il pubblico della Turandot e MR che, abbandonato il piglio sicuro di Noè, procede all'allagaggio verso il teatro in una inefficace quanto grottesca versione Yuri Gagarin, dentro un sacco di plastica stretto in vita, e con il casco ancora in testa, e, sempre in testa, la visione netta dell'ombrello che da casa fa il gesto dell'ombrello. All'orizzonte l'ingresso che dà su un ampio spiazzo che quasi quasi non ha nulla da invidiare a Places des Quinconces, sul quale si staglia quella parte di pubblico di Turandot graziata dall'inondazione divina. MR, vessata, fradicia, sulla Places, sotto centinaia di occhi - per usare un'espressione elegante - curiosi, asciutti e al riparo, e - per usare un'espressione meno elegante - stronzi fottuti, anziché camminare zoppica, con il vestito da concerto appiccicato alle gambe come una cozza patella al suo scoglio. Per facilitarsi la passeggiata, tenta il sollevamento di un lembo, emerge lo stivale sinistro con il calzettone norvegese che fuoriesce diserotizzante. Nella sua mente prendono forma propositi suicidari. MR, fa il suo fradicio ingresso, si dirige verso i camerini, esce dalla tunica, dal casco, dagli stivali, dai calzettoni norvegesi, calza le scarpine tacco dodici, scamosciate con bordino in vernice nere da bambolona deficiente, sotto il vestito da torcere, lo torce e inizia a lavorare.

martedì 27 novembre 2012

CONTENUTI VIETATI

"Il tuo è un blog a luci rosse... Parli di sbiancamento anale, di youporn, di calendari porno, affronti temi come W la figa. Dovrebbe essere vietato ai minori di quattordici anni e tu invece lo tieni aperto a tutti."
"Ma io ho fatto solo qualche citazione!"
MR stamattina, curiosando qua e là dietro le quinte del suo blog, si è avventurata nell'elenco delle chiavi di ricerca per l'accesso scoprendo una forma d'espressione umana straripante, liberale, lussureggiante, anarchica, bizzarra, articolata e a tratti hard. Eppure, nonostante quanto dichiarato imperiosamente da V, a parte un post in cui MR arditamente ha scritto di tette, e uno in cui ha accennato alla puzza di ascelle come feticcio, per il resto gli orizzonti di Oceani Capovolti non sono poi così sessualmente ampi. Motivo per cui MR si è chiesta come la creatività dell'utenza che ha digitato su google Tremore testicoli, Amplessi succulenti, Figa quantistica, Supreme bocce quanto sono costate, Frasi calienti sesso, Sottofondi musicali per erezioni, Ce l'ho abbastanza lungo, sia approdata su un blog che alla voce Categoria risponde con Intrattenimento/Altro. Inspiegabile anche quale risposta abbia trovato qui dentro chi ha digitato Cappuccetto rosso capovolta, visto che MR non ha mai scritto di kamasutra. Mistero fitto, poi, sul senso erotico che qualcuno ha voluto ad ogni costo intrusivamente cercare in un sito, che può sì far scuotere la testa, ma per altro genere di farneticazioni,  accedendovi attraverso Datti al porno, ti voglio tutta nuda, e pistolino di fuori. MR pensa che i fruitori più fortunati, che coraggiosamente si sono addentrati nella sua giungla, siano stati gli estrosi alla ricerca di opinioni e pareri sulle Scissioni dell'io, la Molteplicità dei Sé interiori, le Personalità multiple e contorte, anche se non è sicura che questi abbiano trovato esaustive spiegazioni nelle centinaia di parole da lei compulsivamente spese.

sabato 24 novembre 2012

TRASGRESSIONE

MR non sa trasgredire; quindi, non trasgredisce quasi mai. Non lo fa per principio, per precauzione, per l'impettita e inflessibile educazione ricevuta, per pusillanimità, per senso di colpa. Non essendo, dunque, un talento, quando le capita di trasgredire - perché principi, precauzioni, educazione, pusillanimità, e senso di colpa, succede che nella vita scricchiolino, cedendo - l'insuccesso (associato ad una buona dose di sfiga) è pressoché assicurato.
Venerdì sera, al rientro a casa da una lunga giornata di lavoro.
MR è in scooter, stanca, insofferente al traffico.
Quando MR è in scooter, stanca e insofferente al traffico, c'è un divieto di accesso che accorcia le distanze, la fa arrivare prima a casa, demolisce in un istante integrità e rettitudine, e sgretola del tutto la sua più o meno irremovibile incorruttibilità. Diventando bersaglio facile per una trasgressione, tutto sommato, da poco, MR, con audacia, baldanza, e attenzione, infila il divieto di accesso. Ieri sera, MR ha incontrato l'insuccesso. Era alla guida di una macchina catorcio, l'ha stretta - quasi investendola - addosso alla fila di auto parcheggiate bloccandola, ha aperto il finestrino, MR gli ha urlato contro un'invettiva che le è morta sulle labbra quando ha visto che l'insuccesso indossava una divisa della polizia. E' sceso dal catorcio, non della polizia ma privato, ha guardato negli occhi di MR intimidendola, ricoprendola di reprimende, gridandole che se non fosse passato lui in quell'istante lei avrebbe fatto come cazzo voleva, e non rassegnandosi a questo inaccettabile fatto. Lui fuori dalla grazia di Dio, lei paralizzata dall'ansia; lui furente e incapace di sopportare la negligenza di lei, lei annichilita dalla esasperazione di lui. MR cerca un approdo, un faro che illumini la sua mente, un salvagente nell'imminente naufragio. Riesce a farfugliare appena un "Ma, sa, veramente, stavo... ero... scusi... non aammmhgghnnnhgh".
L'insuccesso, spossato e sfiancato, rientra nel catorcio, con uno scatto d'orgoglio e la promessa dell'invio del verbale a casa. 
MR inquieta, spaventata, con il senso di colpa alle stelle, si rimette sulla strada, ancora per un piccolo tratto in senso vietato, tremando come un coniglio, e piangendo come una fontana.

PS Ecco come sono addestrati i poliziotti: a terrorizzare, a sottoporre a soprusi psicologici, quando non si arriva direttamente ai manganelli. Peccato non aver avuto prontezza di spirito. 

giovedì 22 novembre 2012

COMPLEANNO

L'assurdità di credere in questo blog cominciò a farsi strada esattamente quattro anni fa. Troppo tempo ai margini, ad osservare affascinata ed ammaliata l'eccitante mondo della scrittura su siti propri, un giorno MR decise di buttarsi. Perché l'idea di un blog personale è ardita ma allettante, perché, anche se il timore di scrivere stupidaggini è sempre dietro l'angolo la pratica attenua i turbamenti che ne derivano, perché, anche se il rischio che si corre è quello di mettersi continuamente e pericolosamente in gioco, che "Bello è il rischio" lo sosteneva Platone e questa è una verità incontrovertibile. "Accada ciò che deve accadere" fu un po' la spinta che diede l'avvio a quella che in alcuni momenti MR ha pensato fosse una perdita di tempo, un sottrarsi ad altre attività. Ma notando che strada facendo l'emozione nello scrivere cresceva ed evolveva, e  l'aridità nel creare con le parole scritte, che spesso lavora ai fianchi, non fiaccava la sua volontà, il blog diventò una inderogabile necessità, una imperiosa urgenza. MR in quattro anni ha imparato ad abbandonarsi alla corrente dei pensieri, con ingredienti indispensabili come quello dell'ironia, e del non prendersi troppo sul serio che tanto hanno cambiato in merito ai suoi umori, alla sua consapevolezza, e alle sue idee. A volte è rimasta avvinta al proprio mondo personale degli eventi consegnando ai post il suo ruggente universo interiore, quello più intimo e nascosto, e i momenti neri e dolenti; altre ha conosciuto l'esaltazione di riservar loro circostanze speciali. Mai si è sentita privata di spazio né di prospettiva. L'aspetto più emozionante è stato ed è decisamente quello dello scambio e della comunicazione con chi, bontà sua, è passato e passa tra le sue parole, suggerendo temi, trattando argomenti e approfondendo annose questioni tra le quali sono capitate anche "W la figa" e "Dio c'è". In un pomeriggio di novembre di quattro anni fa, MR si mise allegramente al timone di questa esperienza un po' rassicurante, un po' folle, un po' turbolenta, e tanto arricchente.

lunedì 19 novembre 2012

RITROVARSI SU FB

Circa una trentina di anni fa, MR e la sua migliore amica L si fidanzarono rispettivamente con S e il suo migliore amico M.
M era bellissimo, aveva capelli corvini, occhi scuri allungati, animo ribelle. Amava studiare a fondo la leggiadria, lo spirito, e la dolcezza femminili, aveva una moto di grossa cilindrata sulla quale a volte scarrozzava MR, era versatile, estroso e di tanto in tanto combina-guai. Lavorava nel negozio di alta moda dei suoi genitori che spesso dissentivano mentre lui inseguiva inconsapevole le imperfezioni della sua vita di  ventenne; che censuravano gli incanti, le malie e lo charme per pericolosi tornanti, apparentemente fecondi, che il suo animo vivace subiva; che dicevano troppo spesso "No!" ad una natura profondamente mite ma estremamente ardita. Quando MR suonava, dietro sua richiesta, Ballade pour Adeline al pianoforte, M andava in deliquio e diceva "Ancora, suonala ancora!" 
Dopo la rottura dei loro rispettivi fidanzamenti, M e MR andarono oltre, prendendo strade diverse, e perdendosi di vista.
Si sono ritrovati su FB.
"MR, che piacere!"
"Mio Dio, quanto tempo è passato!"
Nell'entusiasmo del ritrovarsi MR ha scoperto che M ha una buon lavoro, due figli, e si occupa di extraterrestri.
"Interessante il tema degli extraterrestri!"
"Sì, ho molte cose da raccontarti in merito. Sono stato in America a trovare un mio amico che ha catturato un alieno ed ha il suo dispositivo che lo teletrasporta facendolo incontrare con esseri fatti di luce che dicono di essere i nostri creatori. E' una cosa di importanza mondiale. J R è il suo nome, studiati il suo caso!"
MR è sempre stata attratta dall'argomento extraterrestri, e pur mantenendo un cauto scetticismo su eventuali approdi di questi sulla terra, è dotata di una curiosità in merito frequentemente solleticata. Tuttavia conserva un prudente distacco da inconsuete teorie, da eccentriche ipotesi, e da estrose provenienze riguardo a se stessa, i suoi simili, e i suoi dissimili.

sabato 17 novembre 2012

GIAPPONE-ITALIA E UN ANNIVERSARIO

MR ha diversi amici giapponesi. Oltre a C, moglie del collega V nonché abile domatrice delle ormai lontane lunghe chiome ribelli di MR, c'è la collega G, un'istituzione a Firenze e zone limitrofe; c'è N, ufficialmente raffinata violista con anime nascoste dell'organista, della pianista, dell cornista, dell'arpista, della tamburrellista; c'è A, eccellente preparatore di sushi e tempura ed impareggiabile e gaudente bestemmiatore, e altre care conoscenze. Tutti molto educati e rispettosi, spesso ricordano a MR che in Giappone ci si comporta in maniera diversa rispetto ad altri paesi ed all'Italia in particolar modo. Profondendo utili e opportuni suggerimenti, quando questa si è recata nel paese del sol levante da lei tanto amato, hanno tentato di sollevarla da qualche imprudenza:
"MR, in Giappone è disdicevole soffiarsi il naso nei luoghi pubblici o in presenza di altre persone, e comunque in fazzolettini sporchi o troppo usati (quindi, quando ci tornerai, cerca di non strombazzare con la tua proboscite dentro carta igienica sbrindellata o tovaglioli della colazione come fai in Italia)."
"MR, in Giappone è sconveniente toccarsi, abbracciarsi e baciarsi per salutarsi (quindi, quando incontrerai i nostri amici e parenti non ti lanciare in effusioni e profusioni d'affetto fuori luogo e contesto; limitati a ricambiare gli inchini.)"
"MR, in Giappone è indecoroso mangiare per strada (quindi, quando verrai assalita dai tuoi soliti attacchi di fame aspetta di rientrare, prima di divorare spuntini, spiedini di frutta, tempura, udon e soba da asporto)."
Inutile aggiungere che pur impegnandosi MR non sempre è riuscita a trattenersi dallo sfigurare.
C e il collega V si sono conosciuti la prima volta che MR, un po' intimidita, approdò in quella ospitale terra per una trasferta di lavoro con il teatro.
Mentre a Tokyo faceva i conti con cultura, stile di vita, frenesie nipponiche del tutto incomprensibili, e con una carovana di italiani sconosciuti nella quale, senza sapere come, si era ritrovata, C e V subivano il fascino della reciproca diversità. Mentre MR di notte - vittima di un prolungato jet lag - anziché dormire vegliava, scrutandoli incredula, i wc intelligenti con tavoletta riscaldata e con bidet incorporato, C e V andavano incontro al proprio destino sotto i ciliegi in fiore; mentre MR, all'alba implorava familiari e amici di venirsela a prendere per riportarla a casa, piangendo e strepitando senza ritegno dentro le cornette dei telefoni della hall dell'hotel, davanti a donnine delle pulizie che le si inchinavano con riverenza, C e V sperimentavano deliri romantici sulla via dell'amore unico e definitivo.
Se MR si è riavuta dallo choc traumatico della tournée a Tokyo dopo cinque anni, tornandoci e passando da impacciata e aspra a euforica, sognante, e innamorata di questa città, V prese da subito come paese di riferimento il Giappone per il coronamento di un sogno d'amore.
Qualche giorno fa è ricorso l'anniversario di matrimonio di C e V, che si sono sposati in Italia circondati dall'affetto di amici e parenti italiani e giapponesi. La sposa in kimono, raggiante e sguardo liquido; lo sposo in abito occidentale, severo e compiaciuto. Il "sì" di entrambi davanti ad una celebrante consigliera comunale che domandando "I testimoni hanno udito il sì degli sposi?" rivolse uno sguardo incitante alla nippo-testimone che non conosceva una parola di italiano. Le presentazioni tra gli ospiti:
- lei è M, che significa "il futuro che arriva"
- lei è A, che significa "la bellezza che sboccia"
- lui è K, che significa "immerso nel mare"
- lei è G, che significa "bella che canta"
Il pranzo luculliano, che significava "sicuramente MR si strafogherà".

MR adora il Giappone e nutre grande simpatia per i giapponesi. Sarà che in genere l'insolito la cattura, sarà che anche nelle loro manifestazioni più "folli" trova efficaci perché, sarà che quelle che per gli occidentali sono le loro stravaganze e bizzarrie incontrano la sua inclinazione caratteriale, sarà che i giapponesi sono sempre gentili e disponibili, sarà per una misteriosa legge naturale che vige nel suo mondo un po' così.

giovedì 15 novembre 2012

ATTENDO, ATTENDO

La vita è la storia delle attese di ognuno. Poco importa cosa si  attende, quasi niente si presenta mai in perfetto orario; c'è sempre uno sfalsamento (quando c'è; altrimenti si è atteso invano) per cui le cose succedono o prima del previsto o dopo. E quando il dopo è troppo vicino al mai, si cerca disperatamente di allacciarsi le cinture di sicurezza, di fare in modo che la pioggia torrenziale non si trasformi in un nubifragio... insomma - scegliete voi la metafora che preferite - di credere che ogni cosa accada al momento giusto, e perché arrivi bisogna ancora aspettare. Altrimenti, oltre a non esserci gusto, non ci sarebbe nemmeno storia. Ed il tempo, nell'effettuare la sua scansione, riempie le attese di incanti e disincanti, di parole e di silenzi. Di ignoto, e di sospiri. E di "aspetta!; un momento!; pazienta!; calma!"
Gli habitat dell'uomo sono sale d'attesa con annesso un decalogo del perfetto attendista, che è consigliabile rispettare al fine di evitare derive distruttive. L'ordine delle norme è sparso e ognuno può stilare e cucirsi addosso una graduatoria secondo i propri criteri. MR, in genere, si attiene all'ordine e alle regole seguenti:
1) Perché l'attesa non diventi ossessiva cerca di spostare la concentrazione su altro; ad esempio organizza un viaggio, anche solo fantastico-mentale, dove puoi decidere tu se qualche volta fermarti ad aspettare, e dove hai il vantaggio di spostarti oltre che nello spazio anche nel tempo. Se senti di essere ancora nervosa, pensa che la vita nel mondo parallelo in cui ti sei catapultata è meravigliosa; abbonda con i "lieto fine".
2)  L'abitacolo di un autotreno - posto guida - non fa per te, quindi smettila di imprecare e dire parolacce contro quel bastardo che ti ha dato della zoccola perché lo avevi insultato visto che ti impediva il passaggio con la sua macchina parcheggiata, per altro, in divieto di sosta, e che hai dovuto attendere (troppo) perché venisse a spostarla. Esprimi la rabbia rifiutandoti di arrabbiarti.
3) Si sbrocca più facilmente quando si attende qualcosa di bello. Ricordati che Violetta ne La traviata del buon Peppino, attende, attende, né a lei giungon mai, e poi quando arrivano, Alfredo e Giorgio Germont, muore; certo, era tisica, ma si era anche agitata troppo. Quindi, le altalene ormonali lasciale dondolare lievi e tranquille.
4) L'ansia da attesa - bella o brutta che sia - può destabilizzare l'equilibrio che regola i rapporti con i tuoi parenti e amici. Pensa che sono il tuo approdo, e non scontrarti con loro. Dopotutto, appena li chiami indossano il costume da Speedy Gonzales e corrono da te, anche se non hanno proprio l'appeal di un narcotico che ti inghiottisce nell'abisso della fuga - sonno profondo o nutella che sia -.  Considera che il tremore che ti invade è un'esperienza che stai provando dal vivo, e non è solo roba da film.
5) Quando le attese si consumano nelle sale degli ambulatori, per esempio prima degli esami del sangue, non fare come la vecchina che ieri, per un'ora e mezza, si è trasformata in un'angosciante stalker ai danni della segretaria della sala d'attesa, aggredendola e molestandola impaziente. Il sangue ribolle e i risultati delle analisi si potrebbero alterare.
6)  L'attesa prima di un colloquio, di un esame o più personalmente di un'audizione può compromettere seriamente la salute psichica e fisica; si passa dalle sudate a freddo alla nausea, dalle gambe molli ai cazzotti nello stomaco, dalla voglia di mammà alle scissioni del proprio io. Dunque, l'occasione di familiarizzare con le diverse creature, una più mostruosa dell'altra, che albergano dentro di te.
7) Nell'attesa degli esiti si potrebbe tendere a mostrare una faticosa calma apparente; optare per qualche capriccio mentalmente eccitante, del tipo abbandonarsi a pensieri lascivi e peccaminosi, potrebbe rendere l'attesa meno pesante.
Piccola nota in calce:
se gli esiti sono negativi, quando sbatti la testa nel muro attenta a non rompertela, potrai goderti meglio l'alternativo ingozzamento di cioccolatini senza dolore al capo. Se, invece, gli esiti sono positivi non pretendere il miracolo del sonno con troppa adrenalina in circolo; piuttosto organizzati per passare la nottata, magari preparando una parmigiana di melanzane per una settimana e fare le grandi pulizie di primavera (non importa che sia novembre).
8) Se stai attendendo da tempo il principe azzurro - o l'anima gemella - e pensi di averlo trovato, solo che è sempre impegnato con moglie e figli, o alla ricerca di tante, troppe, regine da affastellare nel castello, e ciò comporta lunghe ed estenuanti attese, considera che forse sei affetta da daltonismo e che il tuo principe è quell'altro, quello verde. L'attesa - in merito a questo punto -, comunque, si può evitare, specialmente se sai ballare e viaggiare da sola, se pensi che le code per il bagno non fanno per te, e che stare in fila in quelli pubblici sia più che sufficiente, insomma, se ti basti.
9) Se da tre settimane hai su un modem non idoneo, venti mega in luogo dei tuoi sette di sempre, con tutto ciò che infruttuosamente ne consegue...
Piccola note in calce:
punto 9 non pervenuto.
10) - Buongiorno, sono Alessia; come posso aiutarla?
- Buongiorno, volevo chiederle un'informazione in merito...
- Attenda in linea, per favore...
-Wow! Che bella musica!!!

sabato 10 novembre 2012

UFFA, QUESTA ADSL!

"Benveuto nel servizio clienti di Tele... Le ricordiamo che la telefonata è gratuita, che il servizio è attivo tutti i giorni dalle 7 alle 22.30, che può visitare il sito Tele... punto it. Se ha chiamato per informazioni commerciali digiti 1, se ha chiamato per assistenza tecnica digiti 2."
 2
"La preghiamo di attendere, il primo tecnico libero le risponderà nei tempi che le abbiamo indicato. Nell'attesa le ricordiamo che può aprire una segnalazione on line sul sito 
www.assistenzatecnicaonlineditele...punto it." ripete come un mantra, all'infinito, l'anfitrionica voce sintetizzata della padrona di casa Tele...
L'adsl sta facendo diventare matta MR che è costretta a navigare durante l'alleggerimento delle linee nelle ore più cupe della notte, come le ha consigliato uno dei tanti tecnici di Tele... con i quali in questi giorni si intrattiene al telefono per la maggior parte del suo tempo; che entra ed esce dal raccapricciante tunnel dell'astinenza da internet come un folle flusso di corrente alternata; che fissa con sguardo scettico e sfiduciato  le spie del modem le quali se un momento prima erano immobili come colpite da paralisi, l'attimo seguente sono tutte lampeggiamenti multicolori, scintillii, e fischi.
Tutto è iniziato un paio di settimane fa, quando a MR è stata offerta una promozione di venti mega sull'adsl.
"Certo, sono i soliti trabocchetti per polli!" ha commentato beffardo e severo G al racconto di MR.
"Grazie, sei sempre il solito tesoro..." ha ribattuto rassegnata e arcigna MR.
"Non ho detto oche, ma polli!"
"Guarda che polli è peggio di oche... infatti voi maschi!"
"No, noi siamo maiali di cui, è noto, non si butta niente!"
"Già, neanche il tanfo!"
I venti mega, secondo G e secondo un altro dei tanti tecnici con i quali MR ultimamente socializza senza sosta, pare non siano supportati dal suo modem-chincaglia.
"Benveuto nel servizio clienti di Tele... Le ricordiamo che la telefonata è gratuita, che il servizio è attivo tutti i giorni dalle 7 alle 22.30, che può visitare il sito Tele... punto it. Se ha chiamato per informazioni commerciali digiti 1..."
"Maledetta tu sia! 2, voglio digitare il 2!"
 "... se ha chiamato per assistenza tecnica digiti 2."
 2
"La preghiamo di attendere, il primo tecnico libero le risponderà nei tempi che le abbiamo indicato..."
"Quali cazzo sarebbero i tempi che mi avete indicato? NON MI AVETE INDICATO NESSUN TEMPO, HAI CAPITO? NESS..."
" Nell'attesa le ricordiamo che può aprire una segnalazione on line sul sito 
www.assistenzatecnicaonlineditele...punto it..."
"Come minchia faccio ad aprire una segnalazione on line se non posso navigare, eh, scema? Sto parlando con te!" 
"La preghiamo di attendere, il primo tecnico libero le risponderà nei tempi che le abbiamo indicato."
I primi tecnici liberi che hanno interagito con MR turbata-imbestialita-rincretinita hanno decretato, nell'ordine, che c'era un problema sulla linea telefonica per colpa del cattivo tempo, che - come sopracitato - per MR e tutto ciò che informaticamente la riguarda, venti mega sono troppi, che al novantanove virgola nove per cento era colpa del filtro, che è comprensibile che una Caporetto come quella di ieri mattina, con ventitrè disconnessioni, abbia fatto girare le balle a MR e che questa lo abbia ampiamente dimostrato a Tele... voce sintetizzata compresa.

giovedì 8 novembre 2012

E' SEMPRE COLPA DI

Se per un figlio ribelle la colpa è sempre del padre, e per una figlia dalla difficoltosa adolescenza sempre della madre, vita natural durante, se per un detrattore di Berlusconi la colpa è sempre di Berlusconi, se per la soap opera Beautiful la colpa è sempre di Brooke, se per la adsl sulla linea telefonica di MR la colpa è sempre del modem, se per il calcio la colpa è sempre della Juventus, quando si vive con uno o più gatti la colpa è sempre imputabile a loro.
"Dove diavolo sono le cuffiette del mio Ipod?!"
"Chi ha sfilacciato l'orlo del tappeto persiano?"
"Chi ha rovesciato la terra fuori dai vasi lungo le scale del condominio?"
"Dov'è il mio orologio da polso?"
"Dove è finito il mio solitario?"
"Chi ha impiastrato di farina la tastiera del mio pc?"
"Dove è sparito il mio avanzo di pollo arrosto di ieri sera?"
"Che fine hanno fatto gli ultimi due tampax che erano rimasti nella scatola?"
"Dove sono i tappi dei sanitari?"
"Chi ha scoreggiato?"
"Dov'è finita la mia micrococcinella portafortuna?"

MR si pone quesiti esistenziali di questa portata quasi tutti i giorni, guardando dritto nelle palle degli occhi le sue due bestie, ed intimando loro che con queste cose non si scherza.
I loro sguardi, panzanamente interrogativi, fraudolentemente smarriti, immoralmente e falsamente innocenti, non lasciano trasparire tracce di responsabilità, e non fanno emergere indizi sulla propria colpevolezza.
A MR non resta che fare mente locale. Dalla propria mente locale, questa volta, MR ha arguito che:
le cuffiette dell'Ipod erano nelle tasche del giubbino da footing; che il piccolo nodo sfatto lungo l'orlo del tappeto persiano si sta aprendo, sfilacciandosi, a furia di spazzolarlo; che la terra fuori dai vasi l'ha fatta cadere O la rumena mentre faceva giardinaggio sulle scale: "Plantelor jacinto... cum se dice, fiorellino cresc... lalele, tulipane. Apoi pulire terra, da, eo... io... me..." per tornare a pulire dopo quattro ore; che l'orologio da polso lo regalò a mamma V perché, pur volendoci riprovare,  MR non lo sopporta; che il solitario era sprofondato nel cassetto dei sogni insieme al sogno di un'estate eterna, ai bugiardini ingialliti, alle piastrine di zanzare usate, ai fazzolettini sbrindellati, ai mollettoni senza denti con i capelli attaccati, e alle tre arachidi secche; che sulla tastiera del pc c'è un dito di polvere; che l'avanzo di pollo che la sera prima aveva condiviso con Gea, la quale aveva molto gradito, era in fondo al frigo occultato da un gigantesco cavolfiore; che gli ultimi due tampax non erano sotto la lavatrice insieme alle palline magiche, e ai campanellini del coniglietto di cioccolato della Lindt - nascondiglio interdetto a MR, che, causa la sua parsimonia ed economia nello spostare il pesante elettrodomestico, raramente è sottoposto a verifiche - ma nella borsa; che i tappi dei sanitari erano ad asciugare, dopo averli scrostati con l'anticalcare, sui termosifoni; che se la lettiera non si pulisce ad ogni pestilenziale defecazione, quando si rientra in casa non c'è deodorante per l'ambiente al bouquet di rose inglesi e ortensie che tenga; che la micrococcinella portafortuna era sotto la base del paralume perché da lì agisce indisturbata.

martedì 6 novembre 2012

DIPENDENZA

Per quattro giorni MR è rimasta senza adsl.
Per quattro giorni MR è stata vittima di violente crisi di astinenza.
Per quattro giorni MR ha sottoposto se stessa ad assilli inusitati.
Perché la dipendenza da internet è peggio di qualsiasi vassallaggio, è più pervicace dell'assuefazione all'alcool, è più accanita della sottomissione al sesso sfrenato e bollente, è più tenace del vincolo con le droghe. E' invincibile, irrefrenabile, affascinante, inarrestabile, e convulsa. E' più forte dei legami affettivi, dei videogiochi, della nutella, dello shopping, del parrucchiere, dell'amore per i gatti, dei pettegolezzi.
In preda allo smarrimento di se stessa, in quattro giorni MR ha telefonato decine di volte al gestore telefonico costringendo, con protervia, i vari operatori a sollecitare la riparazione della linea, anche nei giorni del ponte dei Santi; si è recata compulsivamente al supermercato dove, tra le altre cose, ha acquistato senza riuscire a dominarsi ogni articolo in sconto ad un euro, tre volte, in tre volte diverse: tre bagno doccia, ultra idratante-carezza delicata da mille ml, tre pacchi di biscotti per la colazione da settecentocinquanta g, tre barattoli di miele, tre pacchi di tonno, tre flaconi di detersivo liquido proteggi tessuti con balsamo per lavatrice, tre deodoranti per la casa al bouquet di rose inglesi e ortensie; ha riscoperto il sacro e retrogrado fuoco della massaia che è sempre in sé preparandosi infinite minestre di zucca e zuppe di farro e cavolo nero, bonificando ogni angolo della casa con aspirapolvere, ramazza e cencio, facendo lavatrici di lenzuola, bucato vario, e cuccia e giochi di Tremor e Gea. E' andata ad allenarsi al parco sotto la pioggia contravvenendo alla decisione presa il giorno prima che l'avrebbe dovuta far incontrare con alcuni colleghi nel caso non fosse piovuto: 
"Vai a correre domani?"
"Nooo, se piove, col cavolo che ci vado!"
"E se non piove ci vai?"
"Sì!"
"Ma non si può andare lo stesso anche se piove?!"
"No!"
"Ok, allora ci vediamo domani alle 11, se non piove!"
Dopo la corsa, inzuppata fino agli occhi, ha goduto di una doccia ustionante che le ha messo in evidenza un feroce mal di schiena; si è allarmata, si è sdraiata, si è addormentata; ha ricevuto una bolletta dell'acqua sgangherata, si è imbestialita; il giorno di ponte, in cui gli uffici erano chiusi, si è alzata prestissimo per andare a reclamare presso l'impresa stessa, si è avvilita; ci è tornata ieri, c'era D, venticinque anni, bionda, flemmatica, con una spiegazione identica per ogni protestatore, MR l'avrebbe percossa e picchiata. 
Stamattina come per incanto è tornata la connessione. MR è di nuovo una tossica a pieno regime.

venerdì 2 novembre 2012

UN RICORDO

Bastava che percorresse per pochi metri la strada che divideva la sua casa dalla collina, e MR raggiungeva il punto più ampio dell'argine perfettamente centrato da un susino all'ombra del quale si sdraiava, da piccola, durante la bella stagione. Capitolava, sotto quella chioma folta e verdissima, e leggeva la vita attraverso l'ordito imbalsamato dei rami e le movenze sinuose e isteriche delle foglie. Profili, linee, cuori, sfere, sagomature azzurro cielo tra il verde a iosa, fornivano a MR l'illusione di poter interpretare l'andamento delle situazioni. E la portava via con se quell'illusione, stretta al petto, fino a sera. Durante la notte si tramutava in speranza, e MR vedeva il susino avvolto dall'oscurità, vedeva le stelle incastonate nelle sue foglie a dare speranze a chi forse, più grande di lei, poteva sdraiarvicisi sotto al buio. MR non arrivò in tempo; quando avrebbe potuto guardare le trine nere e brillanti, quando avrebbe potuto sdraiarvicisi sotto al buio, per poter fare la contabilità dell'anima, per ricomporre un più maturo mosaico dei pensieri, il susino non c'era più. MR qualche volta ci pensa; con un'improvvisa quanto disincantata nostalgia e con la necessaria prudenza per non scendere sotto certe delicate soglie.