martedì 18 dicembre 2012
POTREBBE ESSERE UNA BELLA MUSICA
Pare che il cervello umano nell'aspetto e nel colore sia simile ad un cavolfiore, e che nell'arco di tutta la vita si rinnovi con la produzione di nuovi neuroni. Se questi, però, non vengono sollecitati costantemente attraverso l'apprendimento, muoiono. MR ha un profondo attaccamento ai propri neuroni, anche se spesso deve lottare contro la loro massima ambizione: prendere le distanze da lei. Qualche volta ci riescono, fornendole tutti gli argomenti e gli elementi per trasformarla da bipede erectus ad essere primitivo, ferino, animalesco. È allora che la faccenda si fa seria, e MR si sente totalmente asservita. Lo si capisce quando svanisce ogni sintonia con loro, che smettono di filarla. È, come dire, una questione di feeling. Un feeling che MR cerca di tenere in vita tutti i giorni; a coadiuvarla il nutrimento più grande: la musica. MR va a lavorare sempre molto volentieri, perché ama il suo lavoro, che è infinitamente affascinante e incredibilmente interessante. Perché ha in sé qualcosa di potente. Perché arricchisce di comprensione, compassione, tolleranza, passione. Perché è in grado di eliminare le differenze di fondo tra le persone, anche quando tra queste persone c'è qualche irriducibile che ama praticare la resistenza. Una resistenza simbolica, una resistenza insana, una resistenza classista, a seconda dei casi. Perché se fare la differenza può servire nella vita, qualcuno crede possa essere ancora più utile nel mondo del teatro lirico. Nell'ambito dell'opera e della musica colta in generale, bisogna fare costantemente i conti con una caratteristica precipua: l'inverosimiglianza, la non credibilità; che se per la disciplina artistica in sé costituisce la fonte del suo fascino, per tutto ciò che le ruota intorno - la macchina della pubblica amministrazione - altro non è che una fottutissima e noiosissima spina nel fianco. Soprattutto di questi tempi. Soprattutto in una "cultura" basata sull'arrivismo, su atteggiamenti qualunquistici, sull'oppressione, sulla mancanza totale di valori etici e morali. In questa cornice, un palcoscenico o un teatro lirico-sinfonico nella loro vera essenza non importano quasi a nessuno. A chi importa che quella pazza di Gilda nel Rigoletto di un certo G.Verdi si fa ammazzare al posto del duca di Mantova - di cui è innamorata, ma che l'ha sedotta e tradita - dagli assassini assoldati da suo padre sangue del suo sangue? O che quell'allucinata di Azucena - ne Il trovatore sempre dello stesso autore - uccide per sbaglio, bruciandolo vivo, suo figlio? Tali baggianate, non offrono la possibilità di confrontarsi con il mercato. Come neppure gli effluvi sonori prodotti da certi Vivaldi e Mozart, tanto per citarne qualcuno. Tutto ciò ha il sapore amaro dell'arretratezza, dell'anarchia, del disinteresse e dell'incultura. Tutto ciò scioglie gli incanti che dovrebbe custodire chi ha la responsabilità diretta su un patrimonio formativo, istruttivo, e prezioso come la musica, da vicino e da lontano, da dentro e da fuori. Quando a MR sembra che la sua testa di cavolo stia perdendo solidità, e abbia bisogno di una ricetta salva neuroni, si spaventa; si spaventa molto. Tuttavia cerca di non perdere pezzi, e di non restare impigliata a chi si serve di sofismi e cavilla in modo ignaro sulla ricchezza musicale per affossarla, stupidamente inconsapevole, a chi vuole esasperatamente distinguersi, a chi non comprende la delicatezza e la forza insieme che questa richiede per poter essere tramandata, comunicata ed espressa, a chi non importa che sia parte integrante del suo paese, dove è nata e dove la si sta rendendo sempre meno credibile.
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Come risolvere il problema.
RispondiEliminaConsiglio di magocamillo
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Eh..! Eh..!
Come è vero, mago... Io ne conosco anche un'altra: se riesci a stare con un cretino più di due minuti sei in cretino anche tu. Amen!
EliminaCara EmRose, so di non essere stato paticolarmente chiaro e tantomeno lineare, nell'ultima cosa che ho scritto sul mio blog :-) ma se fai un po' mente locale e ci rifletti, la grave questione che denunci tu in questo caso, ossia l'insensibilità verso un valore assoluto dell'umanità quale la musica, deriva sempre dalla perniciosa tendenza a voler considerare la realtà soltanto da un punto di vista "quantitativo", misurabile...non so se hai visto la bellissima lettura della Costituzione fatta da Benigni...beh, raccontava un fatto straordinario, fra i tanti: i padri costituenti, nelle disastrose condizioni materiali in cui si trovava l'Italia appena dopo la guerra, si preoccuparono di inserire un articolo come il numero 9, in cui si dice: "...La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione..."
RispondiEliminaPensa un po' che lungimiranza e che coraggio: non era ancora cessata l'eco tremenda delle bombe e loro si preoccupavano di cose "non quantificabili", ma anche proprio per questo importantissime...
Caro Gilli, nel tuo ultimo post non è vero che non sei stato chiaro, sono io che non amo addentrarmi in ambiti filosofici poiché non predisposta. Questo tuo commento, come sempre, mi sembra molto pertinente a quanto intendevo sottolineare. Baci
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