lunedì 31 dicembre 2012

UBRIACATEVI!

Bisogna essere sempre ubriachi.
Tutto sta in questo: è l’unico problema.
Per non sentire l’orribile fardello del tempo.
Del tempo che rompe le vostre spalle
e vi inclina verso la terra,
bisogna che vi ubriachiate senza tregua.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù,
a piacer vostro. Ma ubriacatevi.
E se qualche volta sui gradini di un palazzo,
sull’erba verde di un fossato,
nella mesta solitudine della vostra camera,
vi risvegliate con l’ubriachezza già diminuita o scomparsa,
domandate al vento, all’onda, alla stella, all’uccello, all’orologio,
a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme,
a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta,
a tutto ciò che parla, domandate che ora è;
ed il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno
"E’ l’ora di ubriacarsi!"
Per non essere gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi;
Ubriacatevi senza smettere!
Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro.

C. Baudelaire

MR lo farà, e non ci andrà nemmeno piano!

domenica 30 dicembre 2012

BUON 2013

"Il tempo non ha nessuna divisione visibile che ne segni il passaggio, non una tempesta con tuoni, né squilli di tromba che annuncino l’inizio di un nuovo mese o un nuovo anno. Persino quando inizia un nuovo secolo siamo solo noi mortali che suoniamo le campane e spariamo in aria con le pistole." (Thomas Mann)
Pur tuttavia, la mortale MR nell'invisibile passaggio al 2012 le trombe squillare le sentì, eccome!
Quelle del concerto in teatro dove si trovò per lavorare. Durante quegli squilli, rivolse anche un pensierino preoccupato alla bisestilità, che finalmente sta per andare a farsi fottere, e che tanto ha contraddistinto questo lungo lasso di tempo scisso in dodici, diviso in cinquantadue, suddiviso in trecentosessantasei parti.
Ad ognuna di queste parti, oggi, MR dice grazie.
Nonostante i sorrisi siano stati spesso battuti dalle lacrime. Nonostante il desiderio di ricevere lo stesso rispetto, che lei aveva regalato con gioia,  sia stato ripetutamente disatteso. Nonostante le porte che si sono chiuse. Nonostante i portoni che non si sono mai aperti (MR ormai ha abbandonato l'idea di un insulso e moderno infisso per confidare in un ponte levatoio, con tanto di ruscelletto e castello). Nonostante abbia creduto di coltivare sinceri confronti, onesti dialoghi, profonde e costruttive emozioni, accorgendosi che troppo spesso era solo frutto della sua immaginazione (anche MR comincia a pensare di essere un po' cogliona). Nonostante i sacrifici spesi insieme alla sua seconda famiglia, per la sua seconda famiglia - il suo mondo del lavoro - siano tristemente e angosciosamente falliti. Nonostante alcune persone a lei care, volenti o nolenti, per propria o altrui decisione, se ne siano andate.
Ad ognuna di queste parti, oggi, MR dice grazie.
Per averle donato l'audacia di chi ha "pianto", e la trasparenza di chi ha sorriso insieme a lei. Per averle fatto incontrare portatori di bellezza e nobiltà d'animo. Per averle regalato la magia e la ricchezza di nuove amicizie. Per averla fatta continuare a contare sull'abbraccio avvolgente e rassicurante degli amici di sempre. Per averle fatto raggiungere la soddisfazione di riuscire finalmente a spezzare il fiato nei 1500 m stile libero, senza fermarsi mai. Per averle portato Gea, e per aver continuato a renderla preda irriducibile dell'amore incondizionato di Tremor (con Gea, MR deve ancora lavorare molto per mettere fine alle perverse distrazioni che la bestia si concede con O la rumena, ma per il nuovo anno, rispetto a questa delicata faccenda, vede già il ripristino dell'ordine e della morale; la road map prevede: perentorietà, fermezza e inflessibilità). Per averle dato ancora la forza di tollerare, di sognare, e di sperare. Per averle offerto l'ardire di scansare l'improduttività, la mediocrità, la sterilità. Per averle affidato la capacità di incantarsi sotto la costellazione di Orione, ed aver lasciato che tutto il cielo stellato le riempisse l'animo di ammirazione, accostandola umilmente a quanto dichiarato da uno stupefacente Kant. Per averle concesso ancora l'opportunità di lasciarsi  sorprendere, ammaliare, e stregare dalla vita.
Buon 2013 a tutti!

venerdì 28 dicembre 2012

SJ

Quando MR frequentava il Conservatorio conobbe SJ.
SJ è cinese, vive a Roma da trentacinque anni, e parla come se fosse arrivata in Italia due mesi fa. Come tutti gli orientali dimostra venti anni in meno rispetto alla sua vera età anagrafica, ha capelli nerissimi, liscissimi, foltissimi, e lunghissimi, che hanno sempre acceso la irreprensibile brama e aizzato la sfrenata invidia di MR per siffatte chiome. Pur essendo una donna matura, SJ ha la freschezza e il corpo di un'adolescente, l'energia scoppiettante di un vulcano, la favella inarrestabile di una speaker per spot della Mediashopping - in lingua cinese italiano-romanizzata. Nonostante l'impegno e la tenacia che negli anni ha messo nel farsi comprendere, quando la si ascolta non si capisce niente. Le prime volte MR pensava che, a causa della propria cultura orientale, SJ tergiversasse, per così dire, nei suoi discorsi appositamente, per non cozzare troppo rapidamente e bruscamente con una società a lei sconosciuta; spesso ha creduto che scegliesse di temporeggiare nell'esprimere con immediatezza e chiarezza se stessa e i suoi pensieri, per cautelarsi da impatti troppo repentini con il prossimo; altre volte è arrivata a sostenere che fosse una accidiosa scioperata senza voglia di imparare la lingua del Paese in cui aveva deciso di vivere, rimanendo accoccolata sotto la sua vile pigrizia, confidando negli sforzi che gli interlocutori più rassicuranti avrebbero fatto per comprenderla. Niente di tutto questo: SJ è intelligente, è sempre stata dinamica, curiosa, onesta; non si ferma un attimo, corre a cavallo del suo scooter come un'amazzone, pedala, a pieni giri, in sella alla sua bici, composta come Coppi e imperiosa come Bartali, salta, sfreccia, impenna, come una giumenta, da un capo all'altro di Roma, e il suo cinese italiano-romanizzato è sempre con lei. In definitiva, non è come inizialmente aveva creduto MR: "Questa furba di cinese se ne fotte di studiarsi l'italiano, e lascia che siano gli altri a sforzarsi di capire lei!" 
Non è affatto così. SJ, per quello che concerne la lingua italiana è tosta, è dura, è - e questo ha imparato a dirlo, come tante parolacce - de coccio. SJ non dimentica mai di telefonare a MR in occasione delle feste comandate, per farle gli auguri.
Tre giorni fa:
"Plllrrronto! Piccolina, auguli! Che st'affa' ... Ttttu me devi veni' a trova'!"
"Ciao, SJ, auguri, come stai? Come trascorrerai il Natale?"
"In cccioo', piccolina, asssolito, non sanno, stronzo commmme te devo di'... Stai a capi'?"
"Sì, certo, SJ! E il resto? Tutto bene?"
"Te volevo chiama' aaaa casa, poi pensato 'piccolina non stare casa, 'a chiamo cerrlurlarle'... mangiare poco, me raccomanda, dopo ce ssssta aaaa chi, non so perlché, eh? Nun è inclredibile, stronzi, semple ugale!"
"Eh, lo so, lo so, SJ... "
"Ora piccolina te devo lascia'... saluta mamma, papà, nipoti, fratello... io non dire, ma mai se non c'è. Ce sta, sempre solito, stronza anche quella, io so, ma piccolina, auguri, Buon Natale! Vie' a Roma! Tanti baci. Cia, cia."

mercoledì 26 dicembre 2012

Una voce poco fa

Graditissimo regalo della amica Marisa.
Qualche piccola avvertenza: la qualità della registrazione non è delle migliori, risale a tanti, troppi, anni fa (MR era piccola ;) :( ), la riproduzione ha rallentato i giri con il conseguente abbassamento di quasi un semitono dalla tonalità originale... abbiate pietà!

domenica 23 dicembre 2012

MA PROPRIO A TUTTI

Buon Natale!
A tutti.
Anche a quel fascista della guardia della Coop, con velleità da vigile urbano (disonesto) che stamattina ha redarguito, pesantemente e ferocemente, un extracomunitario parcheggiato con il suo carretto di bagattelle sul suolo pubblico (ultimo lembo di strisce pedonali) davanti al supermercato.
Anche ai proprietari delle macchine (suv), che secondo quel fascista della guardia della Coop, contrariamente all'extracomunitario con il suo carretto di bagattelle, potevano, anzi, dovevano parcheggiare i loro bolidi sul suolo pubblico (un bel pezzo di strisce pedonali, e parte della pista ciclabile) davanti al supermercato.
Soprattutto a quell'extracomunitario, che ha ringraziato, inchinandosi, MR perché è intervenuta per difenderlo, facendosi una grande e sana litigata di antevigilia di Natale con quel fascista della guardia della Coop.
Quel fascista della guardia della Coop, molto probabilmente, della vita non saprà mai cosa si sta perdendo.
Auguri sinceri! Ma proprio a tutti!

sabato 22 dicembre 2012

IL TRUCCO NON C'È MA CI SI ADEGUA

Quando il centro di estetica chiama, MR vorrebbe tanto rispondere. Vorrebbe entrare in quel luogo di perdizione, lì dentro stringere un patto di fedeltà, firmandolo col sangue, e onorarlo con incessante presenza, con asfissiante frequenza, e con soffocante partecipazione. Lo vorrebbe perché un centro estetico è rilassante, perché ama farsi mettere mani esperte (ovverosia dell'estetista, anche con specializzazioni in massaggi corpo) in faccia e addosso, e perché in materia di restauro facciale-corporeo è un'autentica pigra. Pur tuttavia, devastata da conti, rette condominiali, debiti da saldare fatti dal vecchio amministratore (nel senso che si è dimesso per latrocinio e truffa ai danni dei condomini, e quindi ce n'è uno nuovo, e anche nel senso anagrafico che - augurio di Natale da parte di tutto l'abitato - quanto potrà tirare ancora avanti quel vecchio ladro!), rate del mutuo, MR è costretta a  ricacciare l'idea di massaggi viso e corpo, trucco da grand soirée, sradicamento permanente e definitivo di molesta e barbosa (appunto) peluria, e ridursi a sostare controvoglia davanti agli scaffali, nel reparto cosmetici, del supermercato, sospirando e scuotendo la testa con desolazione. Qualche giorno fa, MR, tutta protesa verso l'elevazione della pelle, quindi dello stile, dunque dello spirito, low cost, si è recata alla Coop, e si è incantata, davanti a creme e cremine, cerette, rossetti, ombretti, ciprie, fondotinta, per riguarnire le riserve ormai al limite dello svuotamento, dello strizzamento, dello storcimento, dello spremimento, dello sditamento, e dell'appuntimento, di tubetti, vasetti, e monconi di matite vari. Tutto ciò che riesce a fare, in questi ammorbanti frangenti, è osservare la stupefacente maestria dell'utenza nel campo del restauro epidermico. Mostrano tutte, tranne lei, grandi doti di pazienza e accuratezza nella scelta di quel siero tensore, di quella crema anti age, di questa maschera esfoliante, di tale idea beauty. Per un momento le sembra logico che siano ormai maturi i tempi per una sua iscrizione ad un workshop tematico sulle tecniche della decelerazione dei tessuti in caduta libera, del riempimento delle rughe, di idratazione, tensione, rigenerazione della pelle e tutte quelle cose lì, e di superare la pigrizia. Dopo molteplici inverni ed estati in cui si è sentita profondamente pacifista ed intimamente per la non violenza, decidendo di non fare la guerra all'azione del tempo, forse è giunta al punto di convincersi che non ha più l'età per avere l'età. Per andare a letto senza aver fatto uso di uno struccante efficace, non grasso e che lasci respirare la pelle; per dimenticare costantemente di comprare i dischetti di cotone che al contrario della carta igienica non graffiano; per lasciare le impurità sulla pelle del viso, notte dopo notte, ché tanto con acqua e sapone non verranno mai via; per prevedere un peeling casalingo a base di zucchero e miele che per una volta al mese rompeva, oltre al patto di non belligeranza, anche le palle, facendo tanto fresca e radiosa. Bene, è il momento di prendere in mano la situazione e rivedere il proprio ruolo: rivolgendo uno sguardo al futuro, afferra la prima cremina idratante, qualche trucco al volo, e corre diretta al mercato ortofrutticolo, convinta che le quantità industriali di frutta e verdura, che ha sempre consumato riusciranno, dovranno riuscire, a soverchiare ancora quei fottuti radicali liberi, giustiziandoli senza pietà.

giovedì 20 dicembre 2012

SENZA SPERANZA

Gea sa esattamente a che ora rincasa O la rumena.
Qualche minuto prima che O la rumena rincasi, Gea abbandona la soave grazia, la magnetica eleganza, e l'altezzosa maestosità - specificità feline - per rotolarsi mugugnante, chiocciante, e pazzamente graffiante, ai piedi della porta.
Una volta raggiunto l'obiettivo, quello di uscire sulle scale ad attendere e accogliere O la rumena fuori dall'ascensore, Gea scorrazza da un pianerottolo all'altro e riversa la terra fuori dai vasi che incontra sul proprio cammino. 
Gea trascorre il suo tempo libero in casa di O la rumena.

Quando O la rumena rincasa, uscita dall'ascensore si guarda intorno, fremente, in cerca di Gea.
Le prime frasi che O la rumena pronuncia, in rumeno-ciociaro, sono " Amooooreeeeee! Dove seee? Vene, amoooreeeee!"
O la rumena indirizza tali patetiche e cerimoniose smancerie, anziché al marito S, alla bestia Gea.
I tentativi di MR di frapporsi con prontezza fra due svenevoli e primordiali esseri, in costante e febbrile fregola, falliscono regolarmente.
O la rumena parla il romeno-ciociaro pur vivendo in Italia, pur avendo sposato S il toscano - che tradisce regolarmente e sfacciatamente con Gea, nella stessa casa dove questa trascorre il suo tempo libero, il tetto coniugale.
S e O la rumena, nonostante tutto hanno un ricco e nutrito dialogo, anche se lei sovrasta lui con voce stentorea, interrompendolo di continuo.

Ieri mattina, al suo rientro, O la rumena trova Gea puntualmente ad accoglierla.
"Amoooreeeeee! Veneeeeeee, amooreeeee! Ce ai facut? Te a aruncat terraaaa, fiorellini fara terra!" esclama euforica O la rumena.
"Cosa ha combinato? Ecco di nuovo la terra dappertutto! Prendo una scopa e pulisco subito!" si frappone prontamente MR.
"Nooooo, MR, lasatil sa fie, am pulir! Famme fa' eo, me, io!" si propone con forza O.              
"Niente da fare! Vado a prendere la scopa!" si impone con acido vigore MR.
"Uuuuuhhhhh, cand è ditt, è espus, 'vado prendere scopa!' è fatta paura, diventato ca un copil, bambino paurito!" denuncia in difesa della colpevole bestia, O, accovacciandosi, flettendo le braccia e arricciando le dita, in una riuscita imitazione di un felino ingrifato.
"Stamattina i lavori delle tubature fognarie sono stati interrotti! Mancavano due coinquilini, e gli operai non hanno potuto procedere! Ma non ci si comporta così, siamo stati avver... " prova ad  intervenire S, cercando di spostare l'attenzione di O è di MR su se stesso.
"Oooooohhh, rau, brutto cosa! Aici nun ce scta nisciun!" lo interrompe in romeno-ciociaro, sovrastandolo con spavaldo vociare O.

mercoledì 19 dicembre 2012

L'AVETE FATTA?

Negli avvisi che campeggiano da quattro giorni su tutte le pareti del condominio, sulle porte dall'ascensore, sulle vetrate del portone principale, fronte retro così da poterli leggere da dentro e da fuori, è scritto che - causa disincrostazioni e sostituzione tubature - oggi dalle 8.30 fino alle 16.00 è tassativamente vietato uscire dalla propria abitazione e soprattutto lasciare incustodito il wc, il quale non va categoricamente scaricato, per rischio travaso che va, eventualmente, immediatamente comunicato. Non è invece scritto che, lui, bello, alto, occhi verdi, modi gentili (che si capisce che non è un principe ma un operaio addetto allo spurgo solo perché non indossa il mantello e la corona), alle 8.30 esatte avrebbe suonato a tutte le porte del palazzo; sarebbe stato ammirato nella sua bellezza da tutte le femmine dello stesso; avrebbe risposto agli sguardi ammaliati di queste con un inquietante espressione interrogativa stampata sull'angelico volto: "L'avete fatta?"; avrebbe chiesto una bottiglia di plastica e uno straccio da inserire nel wc inutilizzabile fino alle 16.00; si sarebbe trattenuto qualche minuto in più in casa di MR, facendo godere delle inebrianti sue attenzioni, a suon di carezze, abbracci, e paroline dolci in falsetto, Gea più deviata e maiala che mai, scatenando l'invidia sanguinaria dell'altra bestia e dell'umana; se ne sarebbe andato lasciando MR alle prese con una serie di domande esistenziali di portata abnorme, messe subito a tacere dalla bottiglia di plastica avvolta nello straccio, inserita nel wc che funzioneranno fino alle 16.00 come un efficace deterrente.

martedì 18 dicembre 2012

POTREBBE ESSERE UNA BELLA MUSICA

Pare che il cervello umano nell'aspetto e nel colore sia simile ad un cavolfiore, e che nell'arco di tutta la vita si rinnovi con la produzione di nuovi neuroni. Se questi, però, non vengono sollecitati costantemente attraverso l'apprendimento, muoiono. MR ha un profondo attaccamento ai propri neuroni, anche se spesso deve lottare contro la loro massima ambizione: prendere le distanze da lei. Qualche volta ci riescono, fornendole tutti gli argomenti e gli elementi per trasformarla da bipede erectus ad essere primitivo, ferino, animalesco. È allora che la faccenda si fa seria, e MR si sente totalmente asservita. Lo si capisce quando svanisce ogni sintonia con loro, che smettono di filarla. È, come dire, una questione di feeling. Un feeling che MR cerca di tenere in vita tutti i giorni; a coadiuvarla il nutrimento più grande: la musica. MR va a lavorare sempre molto volentieri, perché ama il suo lavoro, che è infinitamente affascinante e incredibilmente interessante. Perché ha in sé qualcosa di potente. Perché arricchisce di comprensione, compassione, tolleranza, passione. Perché è in grado di eliminare le differenze di fondo tra le persone, anche quando tra queste persone c'è qualche irriducibile che ama praticare la resistenza. Una resistenza simbolica, una resistenza insana, una resistenza classista, a seconda dei casi. Perché se fare la differenza può servire nella vita, qualcuno crede possa essere ancora più utile nel mondo del teatro lirico. Nell'ambito dell'opera e della musica colta in generale, bisogna fare costantemente i conti con una caratteristica precipua: l'inverosimiglianza, la non credibilità; che se per la disciplina artistica in sé costituisce la fonte del suo fascino, per tutto ciò che le ruota intorno - la macchina della pubblica amministrazione - altro non è che una fottutissima e noiosissima spina nel fianco. Soprattutto di questi tempi. Soprattutto in una "cultura" basata sull'arrivismo, su atteggiamenti qualunquistici, sull'oppressione, sulla mancanza totale di valori etici e morali. In questa cornice, un palcoscenico o un teatro lirico-sinfonico nella loro vera essenza non importano quasi a nessuno. A chi importa che quella pazza di Gilda nel Rigoletto di un certo G.Verdi si fa ammazzare al posto del duca di Mantova - di cui è innamorata, ma che l'ha sedotta e tradita - dagli assassini assoldati da suo padre sangue del suo sangue? O che quell'allucinata di Azucena - ne Il trovatore sempre dello stesso autore - uccide per sbaglio, bruciandolo vivo, suo figlio? Tali baggianate, non offrono la possibilità di confrontarsi con il mercato. Come neppure gli effluvi sonori prodotti da certi Vivaldi e Mozart, tanto per citarne qualcuno. Tutto ciò ha il sapore amaro dell'arretratezza, dell'anarchia, del disinteresse e dell'incultura. Tutto ciò scioglie gli incanti che dovrebbe custodire chi ha la responsabilità diretta su un patrimonio formativo, istruttivo, e prezioso come la musica, da vicino e da lontano, da dentro e da fuori. Quando a MR sembra che la sua testa di cavolo stia perdendo solidità, e abbia bisogno di una ricetta salva neuroni, si spaventa; si spaventa molto. Tuttavia cerca di non perdere pezzi, e di non restare impigliata a chi si serve di sofismi e cavilla in modo ignaro sulla ricchezza musicale per affossarla, stupidamente inconsapevole, a chi vuole esasperatamente distinguersi, a chi non comprende la delicatezza e la forza insieme che questa richiede per poter essere tramandata, comunicata ed espressa, a chi non importa che sia parte integrante del suo paese, dove è nata e dove la si sta rendendo sempre meno credibile. 

domenica 16 dicembre 2012

DOMENICA MATTINA PRESTO

Stamattina l'attività fisico-cerebrale di MR avrebbe voluto farsi dominare dall'ambiente a lei più congeniale: il letto. Ma corpo e cervello, alla domenica mattina solitamente dimissionari, hanno dribblato il risveglio lento e indugiante. Quello della riorganizzazione muscolare dolce, e dello sblocco mentale lieve; quello che prevede il rito dello stiracchiamento, delle leggendarie gobba e sella a quattro zampe che rilassano la colonna vertebrale, sciolgono le giunture irrigidite, e ridestano lo spirito; quello che se improvvisamente diventa brusco - ad esempio grazie a quella bandita di Gea - è sicuro, ti funesterà l'intera domenica. Per uno strano ed imperscrutabile motivo, pervasa da un'incotenibile nostalgia di quando, tanti, ormai troppi, anni fa, si tuffava eroicamente nel mondo mattiniero, e assisteva allo spettacolo dell'aurora più o meno fiammeggiante, MR, con triplo salto carpiato scende giù dal letto, si dirige a passi energici in cucina, addenta un biscotto, si sbrodola una tazza di latte bollente addosso. Entra nella doccia, non canta vista l'ora. Esce dalla doccia, si lava i denti, si veste alla come capita, il trucco da cui dipende la sua stessa esistenza per oggi salta. Avverte di aver riaperto un'edificante parentesi - il risveglio mattiniero, per giunta, in pieno periodo di letargo - e di essercisi infilata dentro; di fronte alle lenzuola da lavare, non si lascia certo sedurre dall'invitante trasporto a rientrarci sotto; le tre lavatrici che aspettano da giorni, più il bucato a mano dei delicati che aspettano da mesi, in men che non si dica sgombrano il presidio di indumenti e biancheria su tutta la metratura quadrata dell'appartamento. Di metratura in metratura, MR, più sveglia che mai demolisce in pochi minuti i metri cubi di altra biancheria e di altri indumenti - quelli da stirare, che tanto chissenefrega di queste pieghe sul lenzuolo, i jeans e gli asciugamani non si stirano, le maglie si fa veloce. Dopo aver passato l'aspirapolvere, MR, riscopre il riaffiorare della catarsi grazie a Rio azzurro bum bum  al profumo di pesco fiorito, che fa brillare, levigandoli, i pavimenti di tutta la casa. MR piena di orgoglio ci scivola su in ginocchio in un'improbabile quanto eccepibile imitazione Travoltiana, coadiuvata dalle due bestie di casa che hanno apprezzato sdrucciolare e slittare insieme all'umana. Dopo la performance del terzetto da Febbre del sabato sera, MR riemerge dal suolo e riacquista la prospettiva realistica. Esce di casa, si dirige alla pompa di benzina, c'è la coda. Non è chiaro se il proprietario della Lancia Delta mozzafiato, modello anni novanta, con un adesivo raffigurante il giglio di Firenze viola a poppa, una bandierina della Fiorentina a prua, e una coccarda viola sull'albero maestro (l'antenna dell'autoradio) si trovi lì per continuare a straparlare e strepitare o se si vuole togliere dai piedi alla svelta. Temi della discussione, tra lo skipper dell'asfalto proprietario della Lancia, pilota dell'Air Force con giubbino bomber grigio-verde metallizzato e pantaloni mimetici, lanciatore di coriandoli e di fumogeni della curva sud, potenziale e spericolato rallysta della tamarrissima Delta integrale, con tamarrissimo marsupio adagiato sui "gioielli di famiglia" e berretto viola con visiera ben piantato sulla testa dalla chioma leonina, e il ragazzo della pompa di benzina, sono: il calcio, la squadra viola, la salute e la manutenzione della lancia, l'ultimo modello del bomber, la nuova fantasia mimetica dei pantaloni. Il ragazzo della pompa di benzina si divide tra il versatile e prorompente (più rompente che pro) ciarlatore e MR, che, finalmente, dopo un quarto d'ora di attesa, rientra. Per un momento si proietta indietro nel tempo, ripensando alle domeniche di qualche tempo fa, a casa in Ciociaria, all'insegna del calcio "menefreghisticamente" e involontariamente imposto da papà E e dal fratello M juventini; e all'insegna delle pulizie generali e dei pranzi luculliani. Le viene voglia di fare una telefonata alla sua famiglia. Uno squillo e mamma V capisce che deve richiamare MR perché le è terminato il credito. A questo proposito le tornano in mente anche gli sms di S: ", che me chiami, nun c'ho credito? Te amo!" (Buongiorno! Mi devi scusare, MR, ma devo parlarti e sono improvvisamente rimasta senza credito telefonico. Potresti chiamarmi, per favore? Ti voglo bene!) 

giovedì 13 dicembre 2012

ALTO TRADIMENTO

Da qualche giorno, quando O la rumena rincasa esce dall'ascensore gridando:
"Amooooreeeee, dove seee? Viene, amooooreeee! Pisica, vieneee, viene la mine..."
MR la prima volta ha sorriso presa dalla tenerezza, lasciando uscire la belva Gea che reclamugugnava davanti alla porta; la seconda volta ha aggrottato la fronte, sorridendo a mezza bocca, reclinando il capo di lato e osservando i salti di gioia della terribile rossa; la terza volta, un po' turbata, si è incupita vedendola correre saltellante nelle braccia di O; la quarta volta è stata travolta dal subdolo e spietato morso della gelosia, lasciando che si dimenasse chiocciando, mugugnando, e perfino miagolando; dietro la porta blindatissima, chiusa a quattro mandate, O la rumena che continuava con la sua svenevole nenia. Ieri MR, gelida e circospetta, covando nell'ombra il suo astioso rancore, fa uscire Gea prima del rientro di O, ma fa male i suoi calcoli. O è in casa e coincidenza vuole che esca per adornare la porta con addobbi natalizi proprio mentre Gea è sulle scale.
"Amoooooreeeeeee, piscica, viene... Guarda Babbo Natale... Viene aici, beeeelaaa! Viene da mamma!"
Nella testa bacchettona e nell'animo censore di MR si apre tutto uno scenario di incubi minacciosi: (Sgualdrina di una gatta, si fa accarezzare da O la rumena, struscia tra le sue gambe, si fa perfino baciare... una, due, tre, cento, mille volte... Io per ricevere e dare una, massimo due coccole devo rincorrerla per ore... preferisce O a me...è disgustoso!) contabilizza MR, malevola e ferita nel profondo. Rientrando seccata in casa incrocia il ruffiano Tremor che, rapito anch'esso dalla lagna ammaliatrice di O, si unisce a questa e all'amore derubato di MR, alla luce dei suoi occhi defraudata dalla sua nuova fiamma,  tutti e tre insieme, felici ad addobbare la porta. Porta che, di lì a poco, si chiuderanno alle spalle, ad insaputa di O e di MR. "Tremoooorrr, Geaaaaa, tornate in casa! Ma dove siete!? Tremoooorrr, Geeeeaaaaaa..."  MR, preoccupata, sale e scende le scale, infila l'ascensore fermandosi ad ogni piano, arriva al piano terra, risale sette piani a piedi... Di Tremor e Gea nessuna traccia. (Sono scappati, sono usciti... ed ora come faccio? Oddio, qualcuno mi aiuti!) pensa MR in preda all'angoscia ed allo sfinimento. Angosciata, sfinita, con il cuore spezzato, in pigiama - il sotto diverso dal sopra - con un maglione avvolto intorno al collo, e con i capelli da pazza, chiede ai coinquilini, agli impiegati degli uffici del primo piano: "Avete per caso visto due gatti? Si chiamano Tremor e Gea! Non mi dite che sono usciti, vi prego, non me lo dite, siate clementi, mentite pure!  Sono scappati?! Tremoooooor, Geeeaaaaaa, dove siete!?"  In preda allo sconforto e all'obnubilamento MR  pensa di bussare alla porta addobbata di O.
"OOOOO, sono qui Tremor e Gea? I gatti, i MIEI gatti, sono entrati in casa tua? Forse non te ne sei accorta, guarda sotto il letto!"
"Da, da, guardare, ma care pisica, quale? Ca nero o i giallo!?"
"Tremor, e Gea, si chiamano Tre... "
"I giallo sci i nero?"
"Da, da, sì , maledizione, tutti e due il giallo e il nero!"
"Uuuuuhhhhh, oooooohhhhh, vino si vezzi, vino vedere, uuuuuhhhhh... Ahahahahahahahahah, sunt in cuti, cum se dice, scatoli de Babbo Natale. Eo, prende, me, io ioca primul. Giocare cu Babbo Natale. Au fost decorarea ausii!"  Il romeno di O diventa sempre più fitto, stretto, incomprensibile anche a una ciociara, che parla il ciociaro che è identico al romeno, e  che di romeni se ne intende, come MR.
Recuperati, redarguiti, e tacciati di tradimento, i due felidi hanno scrutato MR, con aria colpevolmente stravagante, per tutto il giorno. Con i loro sguardi furbi, soddisfatti, e smargiassi, sembravano quasi accusare MR di leggerezza e superficialità. Sembravano suggerirle di non prendere più sotto gamba le avvisaglie di eventuali loro distrazioni che aveva trascurato: le foto scattate da O, dalla finestra di casa sua verso il balcone di MR, mostratele qualche giorno fa, ritraenti Gea in pose lascive e dissolute; O e Gea che scavavano insieme, forsennate e gioiose, nei vasi, per interrare i bulbi di tulipani e giacinti, e che spargevano terra ovunque sulla quale Gea si rotolava  impudica e libidinosa; Tremor sempre pronto ad approfittare delle avanscoperte di Gea e dei varchi da lei aperti. Effettivamente, tutti segnali incontrovertibili di un potenziale e alto tradimento.

domenica 9 dicembre 2012

INVERNO

L'inverno ha il potere di bradipizzare il ritmo circadiano di MR, segnando un soddisfacente traguardo, quello del letargo, che questa riesce a conciliare, senza alcun ostacolo, con la vita di tutti i giorni - lavoro compreso. A parte qualche scossone, si può serenamente ritenere che il letargo di MR stia procedendo a gonfie vele.
Tra queste gonfie vele, senza impedimenti ed intoppi di sorta, continua anche la forsennata stesura del diario di bordo, o blog che dir si voglia, a bordo della caverna dotata di tutti i confort: termosifoni al massimo della resa termica; un numero imprecisato di piumoni e coperte per il letto o, all'occorrenza, da indossare; borse dell'acqua calda in gomma vulcanizzata modello "Scaldami-Coccolami", in peluche elettrica, e high-tech ultima generazione sparse su tutta la superficie dell'habitat, ottima idea regalo di qualche Natale fa di mamma V.
Nei lunghi mesi di quiescenza, dunque, MR si impegna a riemergere dal torpore, restituendo accelerazione ai propri processi vitali per: recarsi al lavoro; alimentarsi, generalmente in maniera equilibrata, eccezionalmente - durante le festività natalizie - facendo uso di sostanze psicotrope e dopanti, conosciute volgarmente come "montagne di pandori, panettoni e torroni"; affogare in piscina, in palestra, e nella sauna, l'inverno del suo scontento, ed eventualmente l'accumulo delle calorie. A volte, la quiescenza abbandona MR ad ore improbabili, per esempio alle tre di notte, frangente dovuto alla sua nefanda e perversa tendenza al rimuginio ansioso puntellato dai casi della vita che purtroppo hanno sempre il loro motivo di esistere. È in quei momenti che, da donna d'azione quale è, mette immediatamente in allerta l'ipertensione, incrementando la frequenza cardiaca, fissando, a seconda dei casi, il soffitto o lo schermo del pc. Sono quelli i momenti in cui MR vorrebbe sprofondare nel letargo puro ed uscirne in primavera. Il mese più mefitico, crudele e fetente, è gennaio - con il Natale appena alle spalle, che regala a MR un indubbio ed euforico gradimento per certi suoi precipui aspetti, vedi la montagna di pandori, panettoni e torroni di cui sopra - rigido, e spietato nei suoi rigori climatici. Dal primo giorno gennaio si impone con l'urgenza  del buonismo, con il delirante tormentone dei buoni propositi, trasforma MR in un implacabile assillo sul tema sensibile del  freddo. Argomenti che la inducono alla ricerca  feroce di una via di fuga, che immancabilmente ritrova nel suo letargo nell'attesa spasmodica del tepore primaverile. L'inverno ha il potere di far sentire MR un po' malinconica, di una malinconia sconclusionata, irrazionale e senza aspettative. La letargica e intirizzita MR, di solito in questo periodo dell'anno si sente un po' così. Un po' contorta, un po' sospesa, un po' caotica, un po' dormiente; un po' invernale.

venerdì 7 dicembre 2012

FINE DELLA SETTIMANA

La settimana che si sta avviando, finalmente, verso la sua conclusione, era partita con invitanti esordi, si sarebbe dovuta articolare in piacevoli occasioni di ritrovo familiare, avrebbe dovuto scorrere lieve e pacifica. Ma alle premesse non sono seguiti i desiderati sviluppi. Tutto bene fino a lunedì mattina, quando MR e l'amica-collega M sono state vittime di un tamponamento a catena - della quale catena fortunatamente erano il primo anello, quindi, come dire, l'hanno presa unicamente da dietro. A parte un piccolo graffio sul paraurti della macchina, lo sgradito colpo di frusta che hanno subito ha intontito leggermente M ed ha raddrizzato il torcicollo permanente di MR. "Bene, allora la prossima volta che ti incordi tutta dillo a me, ché ci penso io!"  ha argomentato la collega C al racconto di MR. I giorni successivi si sono contraddistinti per grande nervosismo a causa dell'implacabile sequela di fatti e accadimenti che hanno torturato e messo a dura prova il già precario equilibrio di MR. Il tanto agognato raduno familiare, che avrebbe dovuto sfociare in un'allegra e godibile partecipazione ad una recita di Turandot, è saltato. MR, credendoci fino in fondo, da creatura solitamente discreta, riservata, e senza troppe pretese, si è trasformata in un accanito e sfacciato martello ai danni dei vari uffici del teatro, della biglietteria, dell'ispettrice A, e dell'amico G - con cui, riottosa come non mai, ha tirato fuori la parte peggiore del martello, sulla quale preferisce soprassedere. Tutto questo tormento per non aver potuto avere i biglietti in tempo utile e a prezzi agevolati per dipendenti del teatro; scopo che non pensava fosse tanto ambizioso e impossibile da raggiungere e che ha indisposto MR mettendola faccia a faccia con il terribile proposito di infliggere il castigo, e con l'amara scelta di covare vendetta al pari di un capocosca mafioso; non potendo colpire obiettivi precisi, si è accontentata di un consolatorio "contro ignoti". Lo sfinimento ha conquistato la meta più alta un giorno fa. Un cambio di rotta improvviso, una violenta virata, una capriola degli eventi che ha svuotato MR nell'animo, e nello spirito. Si tratta di un distacco indotto, di una partenza imposta grettamente. Un addio. Ingiusto come una subdola offensiva, scorretto come un colpo sferrato alle spalle, e, per questo, comprensibilmente voluto dal diretto interessato. MR si abituerà all'idea di questa perdita perché nella vita ci si abitua a tutto, guarderà avanti perché guardare avanti è un passaggio obbligato, sarà contenta per il futuro, sicuramente più fruttuoso e sereno, della persona che con umiltà e grande dignità sta per andar via perché lo merita appieno. A volte càpita che il pensiero del passato si intrecci malinconicamente con quello del futuro e che faccia perdere temporaneamente contezza del presente che, in questa desolante fattispecie, scricchiola inesorabilmente.
PS In bocca al lupo, Maestro, e grazie di tutto!

martedì 4 dicembre 2012

A PROPOSITO DI ACHILLE (POST VOLGARE! QUANDO CE VO' CE VO')

In questi giorni, su questo blog - tra post e commenti - si è vieppiù sparlato di Achille. Nella fattispecie in un commento, MR, discettando allegramente sulle specificità più note del leggendario eroe, il tallone o tendine che dir si voglia, e l'ira, si è di sicuro maldestramente attirata qualche negatività. Se dallo stesso semi-dio, da quella zoccola di Briseide fottutagli da Agamennone, dagli achei, o da Omero, non è dato saperlo. MR ha il terribile sospetto che, un filino, c'entri qualcosa quell'altra sfigata di Cassandra, ma anche Saturno, che da qualche mese le ha girato il culo (MR voleva dire che sta transitando sfavorevolmente al suo segno zodiacale, il famigerato Saturno contro... e invece no, voleva dire proprio che le ha girato il culo, il merdoso Saturno contro), con ogni probabilità, da oggi sta iniziando a fare la sua bella parte, quella dello scassaminchia. Insomma, stamattina, MR, negativa come l'esponente di una frazione, come un feedback, come vecchie pellicole in bianco e nero, come l'imposta del reddito minimo, ha accolto, nell'ordine: le secchiate d'acqua, che continuano a scendere dal cielo, sbattendo porte e finestre; l'addetto alla lettura dei contatori, sempre dell'acqua - fosse stato almeno quello del gas - vestita come un befanone, con i capelli da pazza, che l'ha guardata pensando (si capiva benissimo, era spudoratamente evidente, ce lo aveva scritto in faccia) di consigliarle il rebirthing, la lettura di Osho, uno sciamano, o un esorcista; l'ennesima telefonata dai call center sbattendo la cornetta a ripetizione sulla base del telefono un numero imprecisato di volte. C'è un motivo per cui MR, che di solito è una creatura che sull'orlo dell'ira fa un passo indietro decidendo di affrontare la rabbia non arrabbiandosi o quasi, che è una creatura positivissima che non rompe mai le palle o quasi, che è una creatura che prima che sbrocchi ce ne vuole o quasi, è così fuori dalla grazia degli Dei? C'è un motivo. Uno che oggi la infastidisce un po' più degli altri che pur ci sarebbero. Si chiama stronzatadimerda, ed è un eufemismo.
Comunque, MR ad Achille preferisce l'eroismo puro di Ettore!

sabato 1 dicembre 2012

R COME...

Il destino di MR si è intrecciato per ben tre volte con quello di creature di etnia romena. La prima volta è successo tantissimi anni fa. Lui era arrivato in Italia dopo la fucilazione di Ceausescu, e aveva trovato  lavoro in una pompa di benzina. Era alto, biondissimo, zigomi pieni e rotondi, occhi di cinquanta sfumature di verde-azzurro, e possedeva una 128 arancione con due fasce nere sul cofano. MR in quel periodo, contro una naturale e tenace tendenza a rimanere a secco, aveva sempre il serbatoio della macchina pieno, per la gioia, l'equilibrio, e la serenità d'animo di papà E, che spessissimo doveva andare a recuperarla, incazzato nero - tanica di benzina alla mano. "Vedo che hai imparato la lezione!"  dichiarò tronfio, e con  l'inequivocabile sorriso stampato in faccia di chi l'ha spuntata con una sordida ed intollerabile mossa estorsiva: "Mi farai morire di crepacuore, se continuerai così... fai benzina, maledizione! Quando la spia segna rosso significa che sei a riserva, lo capisci?! Oddio oddio, il mio povero cuore!"  allorquando, MR,  ripulita fino all'ultima goccia di benzina per l'ennesima volta, rientrò a piedi a notte fonda, fatto che coincise con l'arrivo del benzinaio romeno. In buona sostanza, l'incontro destinico tra i due si può riassumere come l'avvento dell'era del pieno, in cui il serbatoio si svuotava al massimo di due dita. "Cum te chiam?" chiedeva lui sorprendendo MR per la velocità con cui aveva imparato il dialetto ciociaro, che poi scoprì essere identico alla lingua rumena. "Mi chiamo MR..." rispondeva lei pensando di non aver mai visto in vita sua occhi così belli. Dopo qualche tempo e molti pieni, il benzinaio cambiò mestiere e MR non lo vide più.
La seconda volta che MR è stata travolta da un romeno è successo sul posto di lavoro. Lui, moro, zigomi alti, occhi nerissimi, violinista ribelle e controcorrente, anticonformista e difficile all'occidentalizzazione, corteggiò MR con sorda ostinazione. "Mi chiamo M, ciao. Hai un'abbronzatura perfettissima!" esclamò con grande consapevolezza di sé la prima volta che la vide. "Grazie!" rispose lei pensando di non aver mai visto in vita sua occhi così belli. M e MR si fidanzarono, confrontarono le loro diverse culture, e adottarono Tremor che diventò il compagno di giochi di lui. M suonava per Tremor Bach, Mozart, Beethoven, e Paganini, gli insegnò il salto ad ostacoli, usando come ostacolo l'arco del violino, e si rincorrevano per tutta la casa fino a notte fonda. M e MR spesso studiavano insieme. Lei cantava con slancio e passione, lui ascoltava con severa attenzione. Dagli slanci passionali di lei derivavano aspre critiche di lui. MR si incazzava insultandolo in dialetto ciociaro, M rispondeva in lingua rumena: "Lassem 'n pace", era l'intima celebrazione del, reciprocamente comprensibile, congedo. E, congeda una volta, congeda due, i congedi raggiunsero il traguardo dell'addio.
La terza volta, MR si è relazionata, e si sta ancora relazionando, con O la rumena, vicina di pianerottolo. O è sposata con S, toscano rampante, è bionda, ha gli occhietti furbi, urla e ridacchia sempre. O è pazza d'amore per Gea, e quando la incontra sulle scale - perché MR non può non cedere alle richieste pressanti della bestia che, con mugugni da pennuto, e con l'efficacia dei suoi minacciosi propositi, tipo "fammi uscire o procurati il prontuario 'Come affrontare le ripercussioni di una gatlina incazzata' " - tuba spudoratamente con lei. Ieri sera il ménage è stato a tre, poiché, quando O è rincasata MR era sulle scale, vittima dei vili soprusi a cui la gatlina, che scorrazzava da un pianerottolo all'altro chiocciando con arroganza, la stava sottoponendo. "Beeeeela, cum è crescut... Vien aicì, pisica... Che bello codino... Mea matusa, zia ce l'ha gatino rosso, egual egual... Beeela, cosa dici, amooore... Eo ce fatto foto, da, petreaza, terasa, cum se dice, terrazza... aspetta, prendo fotografiii!" O, eccitatissima, è
tornata fuori con un album di foto scattate dalla sua finestra, verso il balcone di MR, in cui la bestia rossa si produceva in pose di basso profilo morale e di consumata arte erotica. "Vedea, guarda questa, cu fiorellini, da, beeeela. Aici, descede, aprire gambe. Amooooore, beeeeeela... Sci, codino, beeelo, musino! Ce ai facut capelli, sembri un pazza, MR!"  Stamattina alle cinque, Gea, con qualche ora di ritardo sulla tabella di marcia notturna - che generalmente la vuole allegra e mugugnante all'una circa - ha dato inizio alle danze con salti e piroette a destra e a manca, come consuetudine detta, con il preciso intento di trovare complicità nei prematuri e imposti risvegli di MR. "Fammi dormire, Gea, non rompere ché tra due ore mi devo alzare per uscire presto!"  ha bofonchiato sonnolente MR. Girandosi dall'altro lato si è riaddormentata pensando a O e agli altri due rumeni della sua vita, ai capelli da pazza da lavare, alle commissioni che prima di entrare al lavoro avrebbe dovuto fare: Nasonex in farmacia, bollette alla posta, Obesity per le bestie. Dopo aver buttato a terra dal comò vasetti di creme, smalto, e cosmetici vari, Gea si è arresa e si è riappollaiata. Quattro ore dopo, MR si è svegliata improvvisamente guardando l'ora improbabile con orrore. Niente shampoo, niente Nasonex, niente bollette, e niente Obesity. Se O la rumena l'avesse saputo, avrebbe ridacchiato a crepapelle. E forse anche gli altri due.




venerdì 30 novembre 2012

TURANDOT

Stasera è andata in scena la terza replica di Turandot, opera che ha la facoltà di entrare nelle ossa di MR. Anche alla terza replica, anche dopo tremila prove a tutte le ore del giorno  e della notte, anche dopo essere passata sotto l'ira funesta che infinita addusse lutti agli Achei (in riferimento al diluvio epocale di due giorni fa, quello più figo degli ultimi quattromiladuecento anni). L'effetto che Turandot esercita su MR è dirompente, irrefrenabilmente entusiastico, catarticamente appagante, spavaldamente esaltante. Niente e nessuno può nulla contro di lei; sotto l'influsso benigno di Turandot, MR si sente una leonessa, un caterpillar, una fonte inesauribile di endorfine. MR, per Turandot farebbe e ha fatto di tutto, perfino ripiegare, assetata come un lago prosciugato - quando mancava l'acqua nella macchinetta erogatrice - sulla cioccolata bollente; non che il ripiego sia stato questo grande sacrificio: cioccolata e Turandot se la battono da sempre ottenendo costantemente un legittimo e meritato ex aequo. Perché una cioccolata seppur bollente è sempre una cioccolata, perché MR ne è un'assatanata cultrice così come per la Turandot, e perché allo stomaco come al cuore e come  a Turandot non si comanda. Due sono i Calaf della produzione in cui MR sta lavorando in questi  giorni. Il primo, spagnolo delle Canarie, profilo etrusco, dalla voce portentosa, brunita, sensuale, che al tuonare il nome della Principessa di ghiaccio, di sangue, e di morte, e  autovaticinandosi una vittoria (sì, il vincerò, vincerò), viene fuori come lava incandescente da un vulcano cileno; anche se poi quando lo si saluta e ci si complimenta con lui risponde con la vocina flautata dei cartoni Cuccioli, Olly, Cilindro, Diva, e Pio. Il secondo, la copia fedele e sputata di Chuck Norris, che si dimena sul palcoscenico tra guardie imperiali, servi del boia, Ping, Pong, e Pang con i suoi calci rotanti, e che abbraccia e bacia Turandot con fare stuprante e arte marziale, guardandola poi soddisfatto e cercando approvazione nelle femmine artiste del coro; entrambi con il codino alto. Due sono pure le Turandot e le Liù. Le prime più brave  delle seconde, trasmettono a MR, con le loro unghie affilate e svolazzanti, con le loro lingue di fuoco vocali, nonostante siano cinte di gel, lanciate ad altezze a rarefazione di  ossigeno, la voglia di essere al loro posto. Perché la vertigine della ribalta, il brivido del palcoscenico, che prova Turandot non le prova nessuno. MR vorrebbe lanciare la sfida degli enigmi alle carovane di principi che, invece di farsela addosso dalla paura, scatenano la missione "catturate quella ragazza", vorrebbe scompigliare il codino alto di Calaf, vorrebbe sdilinquirsi nel bacio romantico del canario e andare in sollucchero in quello impetuoso di Chuck Norris, senza tanti turbamenti, cambiando le regole in corsa, vorrebbe ricevere un sorriso di sazia e compiaciuta soddisfazione ad ogni vigoroso acuto da Zubin Mehta. Non potendo arrivare a tanto, MR si accontenta di fare la sua parte attraverso la strada più battuta e affollata, quella del coro, che comunque si produce con forte impronta nerboruta per tutta la durata dell'opera. Alla fine della quale continua a sentire nelle sue ossa Signore ascolta, Liù non regge più, Non piangere Liù, Dolce mia fanciulla, In questa reggia, Gli enigmi sono tre, la morte è uno, No, no, uno è la vita, Mai nessun m'avrà, Non guardarmi così, non sarò tua, Nessun dorma, Vincerò, Tu che di gel sei cinta, L'amerai anche tu, Tu sei morta, o mia Liù, Non farci del male, Diecimila anni al nostro imperatore, Gloria a te, gloria a te.

mercoledì 28 novembre 2012

CRONACA PRELAVORATIVA CON ANNESSI E CONNESSI

Martedì pomeriggio, su Firenze scoppia una bomba d'acqua. Continua a piovere torrenzialmente fino a sera. MR deve uscire per recarsi al lavoro, non prima di essersi sbronzata con un pacco di cornetti mignon al cioccolato. "Sono la mia cena!"  millanta spudoratamente a se stessa, pensando che, questione di istanti e, la ricotta che ha adocchiato in frigo entrerà, spalmata, su una fetta di pane nelle sue voraci fauci.
MR guarda l'ora. È tardi.
Decide di vestirsi. Abito da concerto, calzettoni norvegesi sopra i collant, stivali (le scarpine tacco dodici scamosciate con bordini in vernice nere da bambolona deficiente le porterà con sé in una busta e le calzerà in teatro per non farle bagnare). Cerca disperatamente i calzettoni norvegesi, li trova ammucchiati in mezzo al letto, li prende, vede una zanzara, la insegue fino ad una parete della cucina, l'ammazza premendole contro i calzettoni norvegesi che, dopo la soppressione del molesto insetto, poggia vicino al portapane. Si vestirà dopo aver mangiato. Mentre affetta il pane, Gea punta la ricotta, la lecca. MR urla belluinamente, quella ricotta è sua, solo sua; come per Mimì la cuffietta, come per Demi Moore il vaso d'argilla, come per Marguerite Gautier le camelie. MR, sotto lo sguardo torvo della belva che esige condivisione, cede e le mette un po' della sua ricotta sul coperchio della confezione. Il coperchio cade dal tavolo, cade, fottutamente e per colpa di una stupidissima legge di Murphy, al contrario, spiaccicando, rovinosamente, la ricotta sul pavimento. MR, preda di una incauta fretta, vittima di un famelico sconforto, soprassiede guardando Gea che lecca il pavimento e addentando la fetta di pane e ricotta. Si imbratta il muso, si pulisce, sul tovagliolo c'è sangue. Sulla ricotta pure. È l'implacabile herpes. MR non si lascia impressionare, è sangue del suo sangue, mangia pane e ricotta con scaglie di herpes. Riprende a vestirsi, sul giubbotto infila il tunicone impermeabile da scooter, che manco gli Etruschi, gli Osci, i Romani, Cesare, i consoli, i generali, Padre Pio, i Ku Klus  Klan, e che dopo sei anni di scooteraggio feroce, sotto acqua, vento, e neve, si è decisa a comprare. Esce di casa buttando un occhio all'ombrello, "Lo prendo, non lo prendo, ma no, ho il tunicone, il casco, sono imbottita e chiusa come un salame". MR,   implasticata, sottovuoto, guarda, sfidandolo, il cielo gonfio di pioggia "Piovi, ora! Manda giù il diluvio, ché qui Noè si è attrezzata adeguatamente!"  Per qualche chilometro neanche una goccia d'acqua, strade semiasciutte, degli allagamenti e delle esondazioni paventate dai media locali neppure un rigagnolo. Noè in scooter risulta quasi fuori contesto. Dopo una insignificante tregua, solo qualche centinaio di metri prima del parcheggio, l'esiziale inondazione divina decide nuovamente, con l'ostinazione di un mulo, di punire la civiltà, l'inciviltà, gli scooteristi rampanti, la Firenze che rientra a casa e quella che esce a cena, l'elettorato che ha votato alle primarie e quello che non crede più nel PD,  il pubblico della Turandot e MR che, abbandonato il piglio sicuro di Noè, procede all'allagaggio verso il teatro in una inefficace quanto grottesca versione Yuri Gagarin, dentro un sacco di plastica stretto in vita, e con il casco ancora in testa, e, sempre in testa, la visione netta dell'ombrello che da casa fa il gesto dell'ombrello. All'orizzonte l'ingresso che dà su un ampio spiazzo che quasi quasi non ha nulla da invidiare a Places des Quinconces, sul quale si staglia quella parte di pubblico di Turandot graziata dall'inondazione divina. MR, vessata, fradicia, sulla Places, sotto centinaia di occhi - per usare un'espressione elegante - curiosi, asciutti e al riparo, e - per usare un'espressione meno elegante - stronzi fottuti, anziché camminare zoppica, con il vestito da concerto appiccicato alle gambe come una cozza patella al suo scoglio. Per facilitarsi la passeggiata, tenta il sollevamento di un lembo, emerge lo stivale sinistro con il calzettone norvegese che fuoriesce diserotizzante. Nella sua mente prendono forma propositi suicidari. MR, fa il suo fradicio ingresso, si dirige verso i camerini, esce dalla tunica, dal casco, dagli stivali, dai calzettoni norvegesi, calza le scarpine tacco dodici, scamosciate con bordino in vernice nere da bambolona deficiente, sotto il vestito da torcere, lo torce e inizia a lavorare.

martedì 27 novembre 2012

CONTENUTI VIETATI

"Il tuo è un blog a luci rosse... Parli di sbiancamento anale, di youporn, di calendari porno, affronti temi come W la figa. Dovrebbe essere vietato ai minori di quattordici anni e tu invece lo tieni aperto a tutti."
"Ma io ho fatto solo qualche citazione!"
MR stamattina, curiosando qua e là dietro le quinte del suo blog, si è avventurata nell'elenco delle chiavi di ricerca per l'accesso scoprendo una forma d'espressione umana straripante, liberale, lussureggiante, anarchica, bizzarra, articolata e a tratti hard. Eppure, nonostante quanto dichiarato imperiosamente da V, a parte un post in cui MR arditamente ha scritto di tette, e uno in cui ha accennato alla puzza di ascelle come feticcio, per il resto gli orizzonti di Oceani Capovolti non sono poi così sessualmente ampi. Motivo per cui MR si è chiesta come la creatività dell'utenza che ha digitato su google Tremore testicoli, Amplessi succulenti, Figa quantistica, Supreme bocce quanto sono costate, Frasi calienti sesso, Sottofondi musicali per erezioni, Ce l'ho abbastanza lungo, sia approdata su un blog che alla voce Categoria risponde con Intrattenimento/Altro. Inspiegabile anche quale risposta abbia trovato qui dentro chi ha digitato Cappuccetto rosso capovolta, visto che MR non ha mai scritto di kamasutra. Mistero fitto, poi, sul senso erotico che qualcuno ha voluto ad ogni costo intrusivamente cercare in un sito, che può sì far scuotere la testa, ma per altro genere di farneticazioni,  accedendovi attraverso Datti al porno, ti voglio tutta nuda, e pistolino di fuori. MR pensa che i fruitori più fortunati, che coraggiosamente si sono addentrati nella sua giungla, siano stati gli estrosi alla ricerca di opinioni e pareri sulle Scissioni dell'io, la Molteplicità dei Sé interiori, le Personalità multiple e contorte, anche se non è sicura che questi abbiano trovato esaustive spiegazioni nelle centinaia di parole da lei compulsivamente spese.

sabato 24 novembre 2012

TRASGRESSIONE

MR non sa trasgredire; quindi, non trasgredisce quasi mai. Non lo fa per principio, per precauzione, per l'impettita e inflessibile educazione ricevuta, per pusillanimità, per senso di colpa. Non essendo, dunque, un talento, quando le capita di trasgredire - perché principi, precauzioni, educazione, pusillanimità, e senso di colpa, succede che nella vita scricchiolino, cedendo - l'insuccesso (associato ad una buona dose di sfiga) è pressoché assicurato.
Venerdì sera, al rientro a casa da una lunga giornata di lavoro.
MR è in scooter, stanca, insofferente al traffico.
Quando MR è in scooter, stanca e insofferente al traffico, c'è un divieto di accesso che accorcia le distanze, la fa arrivare prima a casa, demolisce in un istante integrità e rettitudine, e sgretola del tutto la sua più o meno irremovibile incorruttibilità. Diventando bersaglio facile per una trasgressione, tutto sommato, da poco, MR, con audacia, baldanza, e attenzione, infila il divieto di accesso. Ieri sera, MR ha incontrato l'insuccesso. Era alla guida di una macchina catorcio, l'ha stretta - quasi investendola - addosso alla fila di auto parcheggiate bloccandola, ha aperto il finestrino, MR gli ha urlato contro un'invettiva che le è morta sulle labbra quando ha visto che l'insuccesso indossava una divisa della polizia. E' sceso dal catorcio, non della polizia ma privato, ha guardato negli occhi di MR intimidendola, ricoprendola di reprimende, gridandole che se non fosse passato lui in quell'istante lei avrebbe fatto come cazzo voleva, e non rassegnandosi a questo inaccettabile fatto. Lui fuori dalla grazia di Dio, lei paralizzata dall'ansia; lui furente e incapace di sopportare la negligenza di lei, lei annichilita dalla esasperazione di lui. MR cerca un approdo, un faro che illumini la sua mente, un salvagente nell'imminente naufragio. Riesce a farfugliare appena un "Ma, sa, veramente, stavo... ero... scusi... non aammmhgghnnnhgh".
L'insuccesso, spossato e sfiancato, rientra nel catorcio, con uno scatto d'orgoglio e la promessa dell'invio del verbale a casa. 
MR inquieta, spaventata, con il senso di colpa alle stelle, si rimette sulla strada, ancora per un piccolo tratto in senso vietato, tremando come un coniglio, e piangendo come una fontana.

PS Ecco come sono addestrati i poliziotti: a terrorizzare, a sottoporre a soprusi psicologici, quando non si arriva direttamente ai manganelli. Peccato non aver avuto prontezza di spirito. 

giovedì 22 novembre 2012

COMPLEANNO

L'assurdità di credere in questo blog cominciò a farsi strada esattamente quattro anni fa. Troppo tempo ai margini, ad osservare affascinata ed ammaliata l'eccitante mondo della scrittura su siti propri, un giorno MR decise di buttarsi. Perché l'idea di un blog personale è ardita ma allettante, perché, anche se il timore di scrivere stupidaggini è sempre dietro l'angolo la pratica attenua i turbamenti che ne derivano, perché, anche se il rischio che si corre è quello di mettersi continuamente e pericolosamente in gioco, che "Bello è il rischio" lo sosteneva Platone e questa è una verità incontrovertibile. "Accada ciò che deve accadere" fu un po' la spinta che diede l'avvio a quella che in alcuni momenti MR ha pensato fosse una perdita di tempo, un sottrarsi ad altre attività. Ma notando che strada facendo l'emozione nello scrivere cresceva ed evolveva, e  l'aridità nel creare con le parole scritte, che spesso lavora ai fianchi, non fiaccava la sua volontà, il blog diventò una inderogabile necessità, una imperiosa urgenza. MR in quattro anni ha imparato ad abbandonarsi alla corrente dei pensieri, con ingredienti indispensabili come quello dell'ironia, e del non prendersi troppo sul serio che tanto hanno cambiato in merito ai suoi umori, alla sua consapevolezza, e alle sue idee. A volte è rimasta avvinta al proprio mondo personale degli eventi consegnando ai post il suo ruggente universo interiore, quello più intimo e nascosto, e i momenti neri e dolenti; altre ha conosciuto l'esaltazione di riservar loro circostanze speciali. Mai si è sentita privata di spazio né di prospettiva. L'aspetto più emozionante è stato ed è decisamente quello dello scambio e della comunicazione con chi, bontà sua, è passato e passa tra le sue parole, suggerendo temi, trattando argomenti e approfondendo annose questioni tra le quali sono capitate anche "W la figa" e "Dio c'è". In un pomeriggio di novembre di quattro anni fa, MR si mise allegramente al timone di questa esperienza un po' rassicurante, un po' folle, un po' turbolenta, e tanto arricchente.

lunedì 19 novembre 2012

RITROVARSI SU FB

Circa una trentina di anni fa, MR e la sua migliore amica L si fidanzarono rispettivamente con S e il suo migliore amico M.
M era bellissimo, aveva capelli corvini, occhi scuri allungati, animo ribelle. Amava studiare a fondo la leggiadria, lo spirito, e la dolcezza femminili, aveva una moto di grossa cilindrata sulla quale a volte scarrozzava MR, era versatile, estroso e di tanto in tanto combina-guai. Lavorava nel negozio di alta moda dei suoi genitori che spesso dissentivano mentre lui inseguiva inconsapevole le imperfezioni della sua vita di  ventenne; che censuravano gli incanti, le malie e lo charme per pericolosi tornanti, apparentemente fecondi, che il suo animo vivace subiva; che dicevano troppo spesso "No!" ad una natura profondamente mite ma estremamente ardita. Quando MR suonava, dietro sua richiesta, Ballade pour Adeline al pianoforte, M andava in deliquio e diceva "Ancora, suonala ancora!" 
Dopo la rottura dei loro rispettivi fidanzamenti, M e MR andarono oltre, prendendo strade diverse, e perdendosi di vista.
Si sono ritrovati su FB.
"MR, che piacere!"
"Mio Dio, quanto tempo è passato!"
Nell'entusiasmo del ritrovarsi MR ha scoperto che M ha una buon lavoro, due figli, e si occupa di extraterrestri.
"Interessante il tema degli extraterrestri!"
"Sì, ho molte cose da raccontarti in merito. Sono stato in America a trovare un mio amico che ha catturato un alieno ed ha il suo dispositivo che lo teletrasporta facendolo incontrare con esseri fatti di luce che dicono di essere i nostri creatori. E' una cosa di importanza mondiale. J R è il suo nome, studiati il suo caso!"
MR è sempre stata attratta dall'argomento extraterrestri, e pur mantenendo un cauto scetticismo su eventuali approdi di questi sulla terra, è dotata di una curiosità in merito frequentemente solleticata. Tuttavia conserva un prudente distacco da inconsuete teorie, da eccentriche ipotesi, e da estrose provenienze riguardo a se stessa, i suoi simili, e i suoi dissimili.

sabato 17 novembre 2012

GIAPPONE-ITALIA E UN ANNIVERSARIO

MR ha diversi amici giapponesi. Oltre a C, moglie del collega V nonché abile domatrice delle ormai lontane lunghe chiome ribelli di MR, c'è la collega G, un'istituzione a Firenze e zone limitrofe; c'è N, ufficialmente raffinata violista con anime nascoste dell'organista, della pianista, dell cornista, dell'arpista, della tamburrellista; c'è A, eccellente preparatore di sushi e tempura ed impareggiabile e gaudente bestemmiatore, e altre care conoscenze. Tutti molto educati e rispettosi, spesso ricordano a MR che in Giappone ci si comporta in maniera diversa rispetto ad altri paesi ed all'Italia in particolar modo. Profondendo utili e opportuni suggerimenti, quando questa si è recata nel paese del sol levante da lei tanto amato, hanno tentato di sollevarla da qualche imprudenza:
"MR, in Giappone è disdicevole soffiarsi il naso nei luoghi pubblici o in presenza di altre persone, e comunque in fazzolettini sporchi o troppo usati (quindi, quando ci tornerai, cerca di non strombazzare con la tua proboscite dentro carta igienica sbrindellata o tovaglioli della colazione come fai in Italia)."
"MR, in Giappone è sconveniente toccarsi, abbracciarsi e baciarsi per salutarsi (quindi, quando incontrerai i nostri amici e parenti non ti lanciare in effusioni e profusioni d'affetto fuori luogo e contesto; limitati a ricambiare gli inchini.)"
"MR, in Giappone è indecoroso mangiare per strada (quindi, quando verrai assalita dai tuoi soliti attacchi di fame aspetta di rientrare, prima di divorare spuntini, spiedini di frutta, tempura, udon e soba da asporto)."
Inutile aggiungere che pur impegnandosi MR non sempre è riuscita a trattenersi dallo sfigurare.
C e il collega V si sono conosciuti la prima volta che MR, un po' intimidita, approdò in quella ospitale terra per una trasferta di lavoro con il teatro.
Mentre a Tokyo faceva i conti con cultura, stile di vita, frenesie nipponiche del tutto incomprensibili, e con una carovana di italiani sconosciuti nella quale, senza sapere come, si era ritrovata, C e V subivano il fascino della reciproca diversità. Mentre MR di notte - vittima di un prolungato jet lag - anziché dormire vegliava, scrutandoli incredula, i wc intelligenti con tavoletta riscaldata e con bidet incorporato, C e V andavano incontro al proprio destino sotto i ciliegi in fiore; mentre MR, all'alba implorava familiari e amici di venirsela a prendere per riportarla a casa, piangendo e strepitando senza ritegno dentro le cornette dei telefoni della hall dell'hotel, davanti a donnine delle pulizie che le si inchinavano con riverenza, C e V sperimentavano deliri romantici sulla via dell'amore unico e definitivo.
Se MR si è riavuta dallo choc traumatico della tournée a Tokyo dopo cinque anni, tornandoci e passando da impacciata e aspra a euforica, sognante, e innamorata di questa città, V prese da subito come paese di riferimento il Giappone per il coronamento di un sogno d'amore.
Qualche giorno fa è ricorso l'anniversario di matrimonio di C e V, che si sono sposati in Italia circondati dall'affetto di amici e parenti italiani e giapponesi. La sposa in kimono, raggiante e sguardo liquido; lo sposo in abito occidentale, severo e compiaciuto. Il "sì" di entrambi davanti ad una celebrante consigliera comunale che domandando "I testimoni hanno udito il sì degli sposi?" rivolse uno sguardo incitante alla nippo-testimone che non conosceva una parola di italiano. Le presentazioni tra gli ospiti:
- lei è M, che significa "il futuro che arriva"
- lei è A, che significa "la bellezza che sboccia"
- lui è K, che significa "immerso nel mare"
- lei è G, che significa "bella che canta"
Il pranzo luculliano, che significava "sicuramente MR si strafogherà".

MR adora il Giappone e nutre grande simpatia per i giapponesi. Sarà che in genere l'insolito la cattura, sarà che anche nelle loro manifestazioni più "folli" trova efficaci perché, sarà che quelle che per gli occidentali sono le loro stravaganze e bizzarrie incontrano la sua inclinazione caratteriale, sarà che i giapponesi sono sempre gentili e disponibili, sarà per una misteriosa legge naturale che vige nel suo mondo un po' così.

giovedì 15 novembre 2012

ATTENDO, ATTENDO

La vita è la storia delle attese di ognuno. Poco importa cosa si  attende, quasi niente si presenta mai in perfetto orario; c'è sempre uno sfalsamento (quando c'è; altrimenti si è atteso invano) per cui le cose succedono o prima del previsto o dopo. E quando il dopo è troppo vicino al mai, si cerca disperatamente di allacciarsi le cinture di sicurezza, di fare in modo che la pioggia torrenziale non si trasformi in un nubifragio... insomma - scegliete voi la metafora che preferite - di credere che ogni cosa accada al momento giusto, e perché arrivi bisogna ancora aspettare. Altrimenti, oltre a non esserci gusto, non ci sarebbe nemmeno storia. Ed il tempo, nell'effettuare la sua scansione, riempie le attese di incanti e disincanti, di parole e di silenzi. Di ignoto, e di sospiri. E di "aspetta!; un momento!; pazienta!; calma!"
Gli habitat dell'uomo sono sale d'attesa con annesso un decalogo del perfetto attendista, che è consigliabile rispettare al fine di evitare derive distruttive. L'ordine delle norme è sparso e ognuno può stilare e cucirsi addosso una graduatoria secondo i propri criteri. MR, in genere, si attiene all'ordine e alle regole seguenti:
1) Perché l'attesa non diventi ossessiva cerca di spostare la concentrazione su altro; ad esempio organizza un viaggio, anche solo fantastico-mentale, dove puoi decidere tu se qualche volta fermarti ad aspettare, e dove hai il vantaggio di spostarti oltre che nello spazio anche nel tempo. Se senti di essere ancora nervosa, pensa che la vita nel mondo parallelo in cui ti sei catapultata è meravigliosa; abbonda con i "lieto fine".
2)  L'abitacolo di un autotreno - posto guida - non fa per te, quindi smettila di imprecare e dire parolacce contro quel bastardo che ti ha dato della zoccola perché lo avevi insultato visto che ti impediva il passaggio con la sua macchina parcheggiata, per altro, in divieto di sosta, e che hai dovuto attendere (troppo) perché venisse a spostarla. Esprimi la rabbia rifiutandoti di arrabbiarti.
3) Si sbrocca più facilmente quando si attende qualcosa di bello. Ricordati che Violetta ne La traviata del buon Peppino, attende, attende, né a lei giungon mai, e poi quando arrivano, Alfredo e Giorgio Germont, muore; certo, era tisica, ma si era anche agitata troppo. Quindi, le altalene ormonali lasciale dondolare lievi e tranquille.
4) L'ansia da attesa - bella o brutta che sia - può destabilizzare l'equilibrio che regola i rapporti con i tuoi parenti e amici. Pensa che sono il tuo approdo, e non scontrarti con loro. Dopotutto, appena li chiami indossano il costume da Speedy Gonzales e corrono da te, anche se non hanno proprio l'appeal di un narcotico che ti inghiottisce nell'abisso della fuga - sonno profondo o nutella che sia -.  Considera che il tremore che ti invade è un'esperienza che stai provando dal vivo, e non è solo roba da film.
5) Quando le attese si consumano nelle sale degli ambulatori, per esempio prima degli esami del sangue, non fare come la vecchina che ieri, per un'ora e mezza, si è trasformata in un'angosciante stalker ai danni della segretaria della sala d'attesa, aggredendola e molestandola impaziente. Il sangue ribolle e i risultati delle analisi si potrebbero alterare.
6)  L'attesa prima di un colloquio, di un esame o più personalmente di un'audizione può compromettere seriamente la salute psichica e fisica; si passa dalle sudate a freddo alla nausea, dalle gambe molli ai cazzotti nello stomaco, dalla voglia di mammà alle scissioni del proprio io. Dunque, l'occasione di familiarizzare con le diverse creature, una più mostruosa dell'altra, che albergano dentro di te.
7) Nell'attesa degli esiti si potrebbe tendere a mostrare una faticosa calma apparente; optare per qualche capriccio mentalmente eccitante, del tipo abbandonarsi a pensieri lascivi e peccaminosi, potrebbe rendere l'attesa meno pesante.
Piccola nota in calce:
se gli esiti sono negativi, quando sbatti la testa nel muro attenta a non rompertela, potrai goderti meglio l'alternativo ingozzamento di cioccolatini senza dolore al capo. Se, invece, gli esiti sono positivi non pretendere il miracolo del sonno con troppa adrenalina in circolo; piuttosto organizzati per passare la nottata, magari preparando una parmigiana di melanzane per una settimana e fare le grandi pulizie di primavera (non importa che sia novembre).
8) Se stai attendendo da tempo il principe azzurro - o l'anima gemella - e pensi di averlo trovato, solo che è sempre impegnato con moglie e figli, o alla ricerca di tante, troppe, regine da affastellare nel castello, e ciò comporta lunghe ed estenuanti attese, considera che forse sei affetta da daltonismo e che il tuo principe è quell'altro, quello verde. L'attesa - in merito a questo punto -, comunque, si può evitare, specialmente se sai ballare e viaggiare da sola, se pensi che le code per il bagno non fanno per te, e che stare in fila in quelli pubblici sia più che sufficiente, insomma, se ti basti.
9) Se da tre settimane hai su un modem non idoneo, venti mega in luogo dei tuoi sette di sempre, con tutto ciò che infruttuosamente ne consegue...
Piccola note in calce:
punto 9 non pervenuto.
10) - Buongiorno, sono Alessia; come posso aiutarla?
- Buongiorno, volevo chiederle un'informazione in merito...
- Attenda in linea, per favore...
-Wow! Che bella musica!!!

sabato 10 novembre 2012

UFFA, QUESTA ADSL!

"Benveuto nel servizio clienti di Tele... Le ricordiamo che la telefonata è gratuita, che il servizio è attivo tutti i giorni dalle 7 alle 22.30, che può visitare il sito Tele... punto it. Se ha chiamato per informazioni commerciali digiti 1, se ha chiamato per assistenza tecnica digiti 2."
 2
"La preghiamo di attendere, il primo tecnico libero le risponderà nei tempi che le abbiamo indicato. Nell'attesa le ricordiamo che può aprire una segnalazione on line sul sito 
www.assistenzatecnicaonlineditele...punto it." ripete come un mantra, all'infinito, l'anfitrionica voce sintetizzata della padrona di casa Tele...
L'adsl sta facendo diventare matta MR che è costretta a navigare durante l'alleggerimento delle linee nelle ore più cupe della notte, come le ha consigliato uno dei tanti tecnici di Tele... con i quali in questi giorni si intrattiene al telefono per la maggior parte del suo tempo; che entra ed esce dal raccapricciante tunnel dell'astinenza da internet come un folle flusso di corrente alternata; che fissa con sguardo scettico e sfiduciato  le spie del modem le quali se un momento prima erano immobili come colpite da paralisi, l'attimo seguente sono tutte lampeggiamenti multicolori, scintillii, e fischi.
Tutto è iniziato un paio di settimane fa, quando a MR è stata offerta una promozione di venti mega sull'adsl.
"Certo, sono i soliti trabocchetti per polli!" ha commentato beffardo e severo G al racconto di MR.
"Grazie, sei sempre il solito tesoro..." ha ribattuto rassegnata e arcigna MR.
"Non ho detto oche, ma polli!"
"Guarda che polli è peggio di oche... infatti voi maschi!"
"No, noi siamo maiali di cui, è noto, non si butta niente!"
"Già, neanche il tanfo!"
I venti mega, secondo G e secondo un altro dei tanti tecnici con i quali MR ultimamente socializza senza sosta, pare non siano supportati dal suo modem-chincaglia.
"Benveuto nel servizio clienti di Tele... Le ricordiamo che la telefonata è gratuita, che il servizio è attivo tutti i giorni dalle 7 alle 22.30, che può visitare il sito Tele... punto it. Se ha chiamato per informazioni commerciali digiti 1..."
"Maledetta tu sia! 2, voglio digitare il 2!"
 "... se ha chiamato per assistenza tecnica digiti 2."
 2
"La preghiamo di attendere, il primo tecnico libero le risponderà nei tempi che le abbiamo indicato..."
"Quali cazzo sarebbero i tempi che mi avete indicato? NON MI AVETE INDICATO NESSUN TEMPO, HAI CAPITO? NESS..."
" Nell'attesa le ricordiamo che può aprire una segnalazione on line sul sito 
www.assistenzatecnicaonlineditele...punto it..."
"Come minchia faccio ad aprire una segnalazione on line se non posso navigare, eh, scema? Sto parlando con te!" 
"La preghiamo di attendere, il primo tecnico libero le risponderà nei tempi che le abbiamo indicato."
I primi tecnici liberi che hanno interagito con MR turbata-imbestialita-rincretinita hanno decretato, nell'ordine, che c'era un problema sulla linea telefonica per colpa del cattivo tempo, che - come sopracitato - per MR e tutto ciò che informaticamente la riguarda, venti mega sono troppi, che al novantanove virgola nove per cento era colpa del filtro, che è comprensibile che una Caporetto come quella di ieri mattina, con ventitrè disconnessioni, abbia fatto girare le balle a MR e che questa lo abbia ampiamente dimostrato a Tele... voce sintetizzata compresa.

giovedì 8 novembre 2012

E' SEMPRE COLPA DI

Se per un figlio ribelle la colpa è sempre del padre, e per una figlia dalla difficoltosa adolescenza sempre della madre, vita natural durante, se per un detrattore di Berlusconi la colpa è sempre di Berlusconi, se per la soap opera Beautiful la colpa è sempre di Brooke, se per la adsl sulla linea telefonica di MR la colpa è sempre del modem, se per il calcio la colpa è sempre della Juventus, quando si vive con uno o più gatti la colpa è sempre imputabile a loro.
"Dove diavolo sono le cuffiette del mio Ipod?!"
"Chi ha sfilacciato l'orlo del tappeto persiano?"
"Chi ha rovesciato la terra fuori dai vasi lungo le scale del condominio?"
"Dov'è il mio orologio da polso?"
"Dove è finito il mio solitario?"
"Chi ha impiastrato di farina la tastiera del mio pc?"
"Dove è sparito il mio avanzo di pollo arrosto di ieri sera?"
"Che fine hanno fatto gli ultimi due tampax che erano rimasti nella scatola?"
"Dove sono i tappi dei sanitari?"
"Chi ha scoreggiato?"
"Dov'è finita la mia micrococcinella portafortuna?"

MR si pone quesiti esistenziali di questa portata quasi tutti i giorni, guardando dritto nelle palle degli occhi le sue due bestie, ed intimando loro che con queste cose non si scherza.
I loro sguardi, panzanamente interrogativi, fraudolentemente smarriti, immoralmente e falsamente innocenti, non lasciano trasparire tracce di responsabilità, e non fanno emergere indizi sulla propria colpevolezza.
A MR non resta che fare mente locale. Dalla propria mente locale, questa volta, MR ha arguito che:
le cuffiette dell'Ipod erano nelle tasche del giubbino da footing; che il piccolo nodo sfatto lungo l'orlo del tappeto persiano si sta aprendo, sfilacciandosi, a furia di spazzolarlo; che la terra fuori dai vasi l'ha fatta cadere O la rumena mentre faceva giardinaggio sulle scale: "Plantelor jacinto... cum se dice, fiorellino cresc... lalele, tulipane. Apoi pulire terra, da, eo... io... me..." per tornare a pulire dopo quattro ore; che l'orologio da polso lo regalò a mamma V perché, pur volendoci riprovare,  MR non lo sopporta; che il solitario era sprofondato nel cassetto dei sogni insieme al sogno di un'estate eterna, ai bugiardini ingialliti, alle piastrine di zanzare usate, ai fazzolettini sbrindellati, ai mollettoni senza denti con i capelli attaccati, e alle tre arachidi secche; che sulla tastiera del pc c'è un dito di polvere; che l'avanzo di pollo che la sera prima aveva condiviso con Gea, la quale aveva molto gradito, era in fondo al frigo occultato da un gigantesco cavolfiore; che gli ultimi due tampax non erano sotto la lavatrice insieme alle palline magiche, e ai campanellini del coniglietto di cioccolato della Lindt - nascondiglio interdetto a MR, che, causa la sua parsimonia ed economia nello spostare il pesante elettrodomestico, raramente è sottoposto a verifiche - ma nella borsa; che i tappi dei sanitari erano ad asciugare, dopo averli scrostati con l'anticalcare, sui termosifoni; che se la lettiera non si pulisce ad ogni pestilenziale defecazione, quando si rientra in casa non c'è deodorante per l'ambiente al bouquet di rose inglesi e ortensie che tenga; che la micrococcinella portafortuna era sotto la base del paralume perché da lì agisce indisturbata.

martedì 6 novembre 2012

DIPENDENZA

Per quattro giorni MR è rimasta senza adsl.
Per quattro giorni MR è stata vittima di violente crisi di astinenza.
Per quattro giorni MR ha sottoposto se stessa ad assilli inusitati.
Perché la dipendenza da internet è peggio di qualsiasi vassallaggio, è più pervicace dell'assuefazione all'alcool, è più accanita della sottomissione al sesso sfrenato e bollente, è più tenace del vincolo con le droghe. E' invincibile, irrefrenabile, affascinante, inarrestabile, e convulsa. E' più forte dei legami affettivi, dei videogiochi, della nutella, dello shopping, del parrucchiere, dell'amore per i gatti, dei pettegolezzi.
In preda allo smarrimento di se stessa, in quattro giorni MR ha telefonato decine di volte al gestore telefonico costringendo, con protervia, i vari operatori a sollecitare la riparazione della linea, anche nei giorni del ponte dei Santi; si è recata compulsivamente al supermercato dove, tra le altre cose, ha acquistato senza riuscire a dominarsi ogni articolo in sconto ad un euro, tre volte, in tre volte diverse: tre bagno doccia, ultra idratante-carezza delicata da mille ml, tre pacchi di biscotti per la colazione da settecentocinquanta g, tre barattoli di miele, tre pacchi di tonno, tre flaconi di detersivo liquido proteggi tessuti con balsamo per lavatrice, tre deodoranti per la casa al bouquet di rose inglesi e ortensie; ha riscoperto il sacro e retrogrado fuoco della massaia che è sempre in sé preparandosi infinite minestre di zucca e zuppe di farro e cavolo nero, bonificando ogni angolo della casa con aspirapolvere, ramazza e cencio, facendo lavatrici di lenzuola, bucato vario, e cuccia e giochi di Tremor e Gea. E' andata ad allenarsi al parco sotto la pioggia contravvenendo alla decisione presa il giorno prima che l'avrebbe dovuta far incontrare con alcuni colleghi nel caso non fosse piovuto: 
"Vai a correre domani?"
"Nooo, se piove, col cavolo che ci vado!"
"E se non piove ci vai?"
"Sì!"
"Ma non si può andare lo stesso anche se piove?!"
"No!"
"Ok, allora ci vediamo domani alle 11, se non piove!"
Dopo la corsa, inzuppata fino agli occhi, ha goduto di una doccia ustionante che le ha messo in evidenza un feroce mal di schiena; si è allarmata, si è sdraiata, si è addormentata; ha ricevuto una bolletta dell'acqua sgangherata, si è imbestialita; il giorno di ponte, in cui gli uffici erano chiusi, si è alzata prestissimo per andare a reclamare presso l'impresa stessa, si è avvilita; ci è tornata ieri, c'era D, venticinque anni, bionda, flemmatica, con una spiegazione identica per ogni protestatore, MR l'avrebbe percossa e picchiata. 
Stamattina come per incanto è tornata la connessione. MR è di nuovo una tossica a pieno regime.

venerdì 2 novembre 2012

UN RICORDO

Bastava che percorresse per pochi metri la strada che divideva la sua casa dalla collina, e MR raggiungeva il punto più ampio dell'argine perfettamente centrato da un susino all'ombra del quale si sdraiava, da piccola, durante la bella stagione. Capitolava, sotto quella chioma folta e verdissima, e leggeva la vita attraverso l'ordito imbalsamato dei rami e le movenze sinuose e isteriche delle foglie. Profili, linee, cuori, sfere, sagomature azzurro cielo tra il verde a iosa, fornivano a MR l'illusione di poter interpretare l'andamento delle situazioni. E la portava via con se quell'illusione, stretta al petto, fino a sera. Durante la notte si tramutava in speranza, e MR vedeva il susino avvolto dall'oscurità, vedeva le stelle incastonate nelle sue foglie a dare speranze a chi forse, più grande di lei, poteva sdraiarvicisi sotto al buio. MR non arrivò in tempo; quando avrebbe potuto guardare le trine nere e brillanti, quando avrebbe potuto sdraiarvicisi sotto al buio, per poter fare la contabilità dell'anima, per ricomporre un più maturo mosaico dei pensieri, il susino non c'era più. MR qualche volta ci pensa; con un'improvvisa quanto disincantata nostalgia e con la necessaria prudenza per non scendere sotto certe delicate soglie.

martedì 30 ottobre 2012

OTTANTA, A NOVANTA GRADI

MR è geneticamente ed estremamente dissociata dal freddo. I concetti di glacialità, polarità, siberianità, le danno un forte senso di assideramento, e affronta i rigori invernali con spirito calvinista. L'inverno per MR è un complesso di fredde e rigide norme, alle quali rassegnatamente, letargicamente, e tropicalmente si adegua.
Entrata a pieno titolo nel mal d'inverno, negli ultimi due giorni ha trascorso diverse ore nella sauna della palestra. Stamattina è stata accolta da due gai omini, uno dei quali è uscito lasciando MR da sola con l'altro.
"Mi raccomando, fai il bravo!" ha vociato verso l'amico, puntando il dito contro MR.
"Io ci proverò, ma le tentazioni ci son tutte!" ha risposto quello che poi si sarebbe rivelato un satiro mandrillo, squadrando MR da cima a fondo.
"Ahahahahahahah..." ha argomentato MR.
"Sai, io a una così, queste cose le posso dire... e ti do anche del tu!"
"In che senso una così, scusi?"
"Io ho ottant'anni, e tu potresti essere mia nipote."
"Be', complimenti, lei è in splendida forma. Ma mi creda, io potrei essere anche solo sua figlia."
"Eh, per quel che mi riguarda potresti essere anche mia moglie... con quei riccioletti, ehehehe, anzi, mi vuoi sposare? Lo hai detto tu stessa che sono in forma... ahahahahahahah, tanta frutta, verdura, latte di soia, movimento, e sauna... ahahahahaha, non è mica da tutti! Allora, mi sposi? Se vuoi puoi pensarci, me lo dici la prossima volta che ci incontriamo. Ora esco... mi raccomando, comportati bene altrimenti ti sculaccio! Ahahahahah..."
MR, dopo una indecentissima proposta di matrimonio a novanta gradi centigradi da un arzillo ottantenne, pensa che la sauna a volte, anche in inverno, possa trasformarsi in una terra inospitale.

lunedì 29 ottobre 2012

BAGNO TURCO MON AMOUR

MR pensava che il bagno turco fosse l'ambiente d'elezione per il relax assoluto di mente, spirito, e corpo. Pensava fosse il posto ideale dove rintanarsi lasciando fuori stress e tensioni quotidiane. Pensava fosse il rifugio in un angolo dal sapore mediorientale dove concedersi magiche coccole. Pensava che per raggiungere tutti questi traguardi fosse necessario rimanere in silenzio. Del resto, a rinvigorire questa sua idea, fuori dal termarium che frequenta è scritto: "Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole."
Ultimamente il bagno turco è sempre molto affollato. MR, sdraiata sulla panca di marmo massiccio, ha visto sfilare nella rovente nebulosa creature dai tratti efebici, ipnotiche fanciulle, silfidi leggiadre scortate da avvenenti adoni, e altra varia umanità.

"Mi piacerebbe trascorrere una vacanza in uno di quei fantastici resort dove ti offrono l'impossibile. Alle Barbados, ad esempio."
"Alle Barbados? Ma basta spostarsi di qualche Km e li trovi anche qui."
"Sì ma qui pensi di trovare ciò che troveresti lì?"
"E cosa mai troveresti lì di diverso da qui!?"
"Già il solo fatto che le spiagge si chiamano beach... Brownes Beach, Miami Beach, Worthing Beach... vuoi mettere! E poi il golf, il surf, la possibilità di incontrare qualche velista australiano."


"Ho un cugino agli arresti domiciliari. Non che sia una cattiva persona, però spacciava droga come un pazzo. Lo hanno sbattuto in galera quattro volte, la prima aveva sedici anni. Sai cosa ha detto a sua madre? Che rifarebbe tutto, che non si è pentito, e che in carcere tutto sommato stava bene."
"E sua madre cosa ha risposto?"
"E' venuta a casa mia e lo ha raccontato in un pianto dirotto a mia madre. Ha detto che se lo scopre il padre, per tutta risposta, gli dà un accettata in testa."

"(Novità! Ho incontrato un uomo, mi piace, abbiamo una storia di sesso sfrenatissimo. Non siamo coinvolti sentimentalmente, è tutto sotto controllo. Niente cuore, solo muscoli e nervi! Te ne parlerò con più calma in un altro momento. Resta in attesa di dettagli!) E ho inviato l'sms a lui anziché alla mia amica."

"Sssssccccc... abbassa la voce! E' il conflitto inconscio ansiogeno che mi procura questo stress. Io uscirei con te, ma per ora va bene così. Vediamoci in palestra, nel bagno turco, in piscina."
"Il conflitto inconscio ansiogeno?"
"Certo, lo vedi questo? E' micosi da nevrosi, uso anche un prodotto apposito che mi ha dato il dermatologo, ma non c'entra niente... è tutta psiche."
"Quando ci rivediamo?"
"Ma che ne so! Ho i bambini che mi danno problemi in questo periodo... uno mi si avvinghia alle gambe quando rientro, e l'altro per dispetto tira il gatto per la coda. L'altra mattina ho visto una signora, tutta elettrica e con il sorriso sulle labbra, con un figliolo attaccato al collo ed uno alla caviglia entrambi urlanti... mi sono chiesta se non avesse sniffato di buonora..."
"Non vorrai cominciare a sniffare!"

MR, ultimamente, nel bagno turco ha subito il fascino delle chiacchiere, si è fatta gli affari degli altri volutamente, ha seguito con accanita attenzione il filo dei discorsi, ha atteso con trepidazione gli sviluppi delle storie delle varie Messaline che sta ancora aspettando di conoscere, ha compatito i disagi che provocano le droghe spacciate e sniffate, pur simulando un discreto e riservato disinteresse, rimanendo in uno sfrontato e rilassato silenzio. 

venerdì 26 ottobre 2012

BLOG? UNA FOLLIA!

"La maggior parte dei blogger non è sana!"
"Ma io e te abbiamo un blog... apparteniamo a quella inquietante maggior parte?"
"Mmmhh, be'... sì! Chi passa molto tempo a scrivere su un blog ha certamente qualche problema."
"Quindi io e te non ci staremmo con la testa!?"
"Rassegnati, MR, ahahahahahahaha"
"Effettivamente mettere tutta quella dedizione e quella esasperata euforia nello scrivere a volte mi preoccupa! Continuare a turbinare come nulla fosse, dopo aver postato, libera dagli ingabbiamenti nei quali spesso la vita ci costringe. Ma si sa, turbinare può nuocere alla psiche."
"Sì, e poi, rimanere ancorati a modelli e canoni comportamentali equilibrati non è facile! Si sta un po' con i piedi in aria."
"Già! Complici i pensieri, e gli stati d'animo che si accavallano. Ma c'è lo schermo che ci protegge. Si sa, gli schermi sono potentissime tutele; sono il filtro della vita."
"Al punto che si possono scrivere anche cose... come dire, un po' osé!"

"Una volta ho scritto un post su una discussione a cui avevo assistito sullo sbiancamento dell'ano, ma poi l'ho cancellato... mi sembrava veramente troppo! Però su un blog si possono assumere anche condotte non sempre inappuntabili delle quali si subisce l'appeal e alle quali la vita impone di rinunciare. Allo stesso tempo puoi millantare di avere un cuore d'oro e pieno di compassione, e sciogliere molte riserve. Due o più parti di te che mantengono una presa salda l'una sull'altra, a consacrazione di un alleggerimento dell'umore quando questo è pesante, e di una distensione dei nervi quando questi sono troppo scoperti. Un modus vivendi salottiero e vizioso con istruzioni per l'uso molto semplici, in fondo. L'emozione e la commozione per lo sgretolamento di equilibri faticosamente raggiunti, messe nero su bianco, per le quali lì fuori ti sotterreresti. E poi i buchi neri, la voglia di fuggire, gli ingombri, le esasperazioni, l'ironia, il sarcasmo."

Era una conversazione iniziata ieri tra MR e la sua collega-amica M, sfociata in una preoccupante sequela di pensieri di MR totalmente scollata dalla realtà.

lunedì 22 ottobre 2012

L'ARTISTA E' NIENTE SENZA IL DONO, E IL DONO E' NIENTE SENZA IL LAVORO. (E'MILE ZOLA)

MR non è tra gli esempi più luminosi di disinvoltura e spigliatezza; non ha mai rispecchiato appieno l'espressione fedele di naturalezza; le è assolutamente estraneo il concetto di scioltezza. MR è timida, detesta esprimersi in pubblico, teme le nuove situazioni, aborrisce il confrontarsi con più di quattro persone tutte insieme, cinque sono già una frotta, sei le scatenano attacchi di sociofobia. Nonostante ciò  anni fa ebbe la strampalata idea di mettersi a cantare e, aggiungendo contraddizione a contraddizione, scelse come lavoro quello di corista in una moltitudine di coristi.
Ma la moltitudine è unione, quindi forza; è anche anonimità e collettività; è collettività anonima. E' un ottimo rifugium peccatorum dove i timidi peccatori, perennemente aspiranti anonimi come MR, sono altamente e collettivamente organizzati. Se, paradossalmente, si fosse anche anticonformisti, si ha, incredibilmente, la possibilità di sfoderare perfino il proprio anonimo anticonformismo.
Vittima di un insondabile disordine esistenziale, circa una dozzina di anni fa, ad onor del vero, fu il fidanzato dell'epoca V - ristabilendo l'ordine - a trovare un lavoro ideale, fatto su misura per MR. Orari flessibili, possibilità di esprimere il suo anticonformismo nel canto, con varia fortuna anche trasferte e trasfertine. Il tutto previo concorso, e a quattrocento km da casa.
"E' bene che tu faccia domanda per questo concorso!" tuonò il fidanzato V brandendo la copia fax del bando.
"(Piuttosto mi impicco!) Concorso per cosa, dove, quando e perché?" rispose la disordinata esistenziale.
"Per il coro del teatro del MMF, a Firenze, tra un mese, per rimettere ordine nella tua esistenza, perché stai manifestando sintomi di perdita d'interesse per la cosa che ami di più al mondo".
"(Minchia! Un concorso in questo disordine! Ci stramazzo dentro... ) E noi? Non ci vedremo più! La cosa mi devasterà, mi spezzerà, mi spedirà all'inferno, sarò una derelitta infelice!"
"Non essere melodrammatica, e butta giù un curriculum".
"(Come farei a cantare se non fossi melodrammatica!?) Sì, certo! Ci mancherebbe solo che non buttassi giù un curriculum... "
"Come?"
"Ok, ok, butterò giù un curriculum!"
Qualche tempo dopo, ad occhi bassi, totalmente indisposta, affranta, a capo chino, ed esistenzialmente più disordinata che mai, MR si presentò al concorso.
"Ha un ottimo materiale, ma deve essere più convinta. Ci riprovi la prossima volta!" sentenziò unanime la commissione.
MR, nonostante non ne sentisse alcun bisogno, qualche giorno dopo l'audizione fortemente urticante e destabilizzante per il suo cagionevole equilibrio psichico,  ricevette un "premio di consolazione". Fu invitata dal teatro a far parte, provvisoriamente, del suo variopinto universo, con una tournée.
"Pronto MR, sono P ispettore del coro del Teatro del MMF. Noi si va tutti a Tokyo, vuoi venire?"
" Ehm, no, cioè, volevo dire, non so... tutti chi? Io non conosco nessuno, sono tim..."
"Saremo in trecento, hai voglia quante conoscenze potrai fare, saranno belle e nuove esperienze per te. Che fai vieni?"
"Ma a Tokyo!? In Giappone?"
"Aspetta che chiedo...  Sì, è in Giappone. Allora vieni?"
"D'accordo, vengo."
MR, dopo la tournée, si innamorò del suo lavoro, firmò contratti come artista del coro aggiunta, e - con l'ausilio del fidanzato V che continuò, ultimandola, la sua crociata contro il  disordine esistenziale - ferma, decisa, grintosa, a testa alta, e più convinta che mai, si ripresentò al concorso.
"Ottimo! Lei da oggi è dei nostri."
sentenziò unanime la commissione.
E la vita di MR diventò una vita d'azione, scenica e non.
Con la sua massa collega, di alcuni "tasselli" della quale ha imparato a conoscere segreti, passioni, pregi, difetti, manie, paure, speranze.
Tutta dentro un unico spazio, che può essere la sala coro o il palcoscenico. Quotidianamente.
Una quotidianità che può indurre a credere nel valore dell'inimicizia e in quello più sano dell'amicizia; una quotidianità a tratti irritante e irritabile, tollerante e insopportabile; una quotidianità che mette gomito a gomito con fratelli e sorelle d'avvenura; una quotidianità, non sempre quotidiana, che ti commuove facendoti quasi scoppiare in singhiozzi quando qualcuno tira fuori il rinfresco della pensione, e allora gli sorridi con le lacrime agli occhi, gli stringi la mano, lo abbracci, lo baci, e sei certo che ti mancherà.
Una quotidianità che fatta eccezione per gli incontri-scontri, le zone d'ombra, le bocciature tipo "MR sei detestabile!", per il resto fa venire la pelle d'oca perché è divertente, stimolante, potente come i suoni che produce... che inonda di luce tutte le zone d'ombra, che ti fa sognare promozioni tipo "MR sei adorabile!", e che ti pone di fronte a mondi paralleli e a pensieri comunicanti.
Anche se in un momento così critico per l'economia e la finanza le zone d'ombra aumentano allungando le loro ombre; anche se non si intravede la luce in fondo al tunnel; anche se spesso non hai voglia di pensarci.